La persistente e crescente insicurezza nella regione africana del Sahel, nel bacino del Lago Ciad e nella Repubblica democratica del Congo ha costretto quasi 12.400 scuole a chiudere o cessare le attività.
Lo ha affermato il Fondo globale delle Nazioni Unite per l’istruzione nelle emergenze e nelle crisi prolungate.
Secondo l’organizzazione Education Cannot Wait, il numero di istituti scolastici chiusi con la forza o che non offrono più corsi è aumentato di un terzo in due anni. Alla fine dell’anno scolastico 2021-22, oltre 12.400 scuole sono state chiuse in Burkina Faso, Camerun, Repubblica Centrafricana, Rd Congo, Mali, Niger, Nigeria e Ciad.
In questi otto paesi, le chiusure sono la diretta conseguenza degli attacchi di gruppi armati non statali o del clima di insicurezza.
«O gli insegnanti sono fuggiti, senza lasciare nessuno a insegnare, o perché i genitori hanno troppa paura di mandare i loro figli a scuola o sono essi stessi in procinto di ripetuti sfollamenti forzati verso aree più sicure», la spiegazione delle Nazioni Unite.
Più di 4.200 scuole chiuse in Burkina Faso
In Burkina Faso, tra gennaio 2021 e maggio 2022 è stato segnalato un aumento del 140% degli attacchi nelle aree meridionali del paese. Ciò ha portato allo sfollamento di migliaia di rifugiati burkinabè, compresi bambini, nel nordest della Costa d’Avorio e Benin settentrionale. Secondo 28 organizzazioni umanitarie, quasi una persona su 10 in Burkina Faso è stata sfollata a causa del conflitto. Il dato più preoccupante è che il tasso di grave insicurezza alimentare è quasi raddoppiato rispetto all’anno scorso, con oltre 600mila persone in condizioni di emergenza per la fame durante questa stagione di magra.
Il Burkina rimane il paese più colpito dalla violenza, con quasi 4.258 scuole chiuse. Seguono Camerun (3.285), Mali (1.730), Centrafrica (999), Nigeria (934), Niger (890), Rd Congo (307) e Ciad (10).
57 milioni a casa da scuola
In totale, 57 milioni di bambini, adolescenti e giovani non vanno a scuola nell’Africa occidentale e centrale. Ciò rappresenta quasi un bambino su quattro che non va a scuola in tutto il mondo. «Questa cifra è tanto più allarmante in quanto rappresenta il doppio della quota regionale della popolazione mondiale di bambini della corrispondente età (da 6 a 18 anni – 12,05%)», ha sottolineato l’organizzazione.
Il motivo principale addotto è stato la chiusura o la distruzione della scuola (27%). La riduzione delle iscrizioni e della frequenza scolastica è dovuta anche al fatto che il 53% dei bambini dichiara di non sentirsi al sicuro a scuola e quasi due terzi (64%) dei bambini dichiara di avere poche o nessuna speranza per il proprio futuro.
Rafforzare soluzioni di apprendimento alternative
Il rapporto indica anche un calo della qualità dell’istruzione, una maggiore esposizione a gravi forme di violenza e altri rischi, inclusi matrimoni precoci, gravidanze precoci, sfollamenti forzati, lavoro minorile e il rischio di essere reclutati dalle parti in conflitto. Per il Fondo Onu si teme che questa situazione peggiori, sottolineando l’importanza della prevenzione e della preparazione per garantire un accesso continuo a servizi educativi di qualità.
In queste condizioni, le Nazioni Unite esortano i governi, tutte le parti in conflitto e la comunità internazionale ad intraprendere azioni concertate per porre fine ad attacchi e minacce contro scuole, studenti e personale scolastico nell’Africa occidentale e centrale. Si tratta anche di rafforzare il sostegno responsabile e sostenibile per un apprendimento di qualità per ogni bambino nella regione.
Infine, ciò comporta il rafforzamento di soluzioni di apprendimento alternative, innovative e flessibili per la continuità educativa.