Lo scenario che l’Africa presenta a fine anno è piuttosto preoccupante: conflitti e colpi di stato hanno creato devastanti conseguenze nei paesi in cui si sono verificati. A rendere più fosco il quadro globale del continente si sono aggiunti virus come il Covid-19 ed Ebola, quest’ultimo soprattutto in Uganda.
L’inarrestabile processo di desertificazione, inoltre, ha aggravato siccità e carestia, e – specie dopo lo scoppio del conflitto russo-ucraìno – in seguito al blocco dell’importazione di cereali, ha portato alla fame oltre 40 milioni di persone.
Riprendendo un’analisi della rivista Africa Defense Forum, diamo un breve sguardo ai maggiori eventi verificatisi.
Conflitto civile tra Etiopia e Tigray
La guerra protrattasi per due anni ha ucciso 500mila persone e provocato milioni di rifugiati e sfollati. Il trattato di pace siglato in Sudafrica e ratificato in Kenya a novembre 2022 è in processo di implementazione.
Il dialogo tra delegazioni del governo e del Tplf a Makallè ha dato impulso all’invio di aiuti umanitari, alla ripresa di servizi sociali di base e dei voli tra Addis Abeba e gli aeroporti del Tigray, e allo stanziamento di forze di polizia federale nella capitale tigrina. La sfida maggiore rimane l’uscita di scena delle forze straniere (eritree) tuttora nel paese e delle milizie amhara che occupano un’area sul confine con il Sudan.
Rd Congo – Nord Kivu
Il 2022 ha visto il perdurare del conflitto tra l’esercito nazionale e una pletora di gruppi armati di ribelli nell’est del paese, tra i quali il movimento M23, sostenuto, nonostante le smentite ufficiali, dal governo di Kigali, le Forze democratiche alleate e altre dozzine di formazioni che destabilizzando per anni l’intera regione hanno provocato, oltre a migliaia di vittime, la fuga di centinaia di migliaia di civili.
Con l’invio sul territorio di 12mila soldati da parte della Comunità dell’Africa dell’Est (Eac), soprattutto da Kenya, Uganda, Burundi e Sud Sudan, la speranza è che si possa tornare col nuovo anno ad una pacificazione dell’area.
Conseguenze del conflitto russo-ucraìno
L’invasione russa dell’Ucraìna ha avuto effetti sociali ed economici devastanti in Africa, soprattutto nei paesi affacciati sul Mediterraneo, in quelli del Sahel e del Corno d’Africa. La Somalia è stata particolarmente colpita (insieme a Etiopia e Kenya) dato che il paese dipendeva a livello alimentare per il 90% dei cereali dai due paesi in conflitto. La guerra ha inoltre provocato un aumento esponenziale del prezzo di carburante e fertilizzanti, oltre che del cibo, per tutti gli agricoltori africani.
Colpi di stato
Dal 2020 ad oggi si sono verificati in successione numerosi colpi di stato: in Mali, Guinea, Sudan, Ciad e Burkina Faso. In quest’ultimo paese in particolare, nel gennaio 2022 i militari hanno assunto il potere deponendo il presidente Roch Marc Kaboré, rimpiazzato dal colonnello Paul-Henri Sandaogo Damiba.
Nel settembre successivo, tuttavia, uno degli ufficiali di Damiba, il capitano Ibrahim Traoré, lo spodestò a sua volta accusandolo di non aver saputo bloccare la violenza degli estremisti islamici nel paese. Falliti tentativi di colpo di stato si sono verificati inoltre anche in Guinea-Bissau in febbraio e a São Tomé e Principe lo scorso novembre, seguiti dal complotto sventato il 20 dicembre in Gambia.
Violenza jihadista nel Sahel
L’instabilità sorta a partire dal 2012 nei paesi del Sahel, specie in Mali e Burkina Faso, secondo le agenzie Armed Conflict Location e Event Data Project ha raggiunto il suo apice nel 2022. Da gennaio a giugno, infatti, si è aggravata la situazione di crisi in tutta l’area; le vittime della violenza in Mali (circa 9mila) hanno superato di molto quelle registrate nel 2021. Secondo il Centro africano di studi strategici, gli attentati e la violenza dei gruppi jihadisti si è quadruplicata rispetto al 2019.
Ripresa di Ebola
Nel 2022 è riemerso in Africa il virus Ebola, endemico in alcune aree della Rd Congo, sviluppatosi soprattutto in Uganda. La denuncia delle ricomparsa del virus, come comunicato dall’Organizzazione mondiale della sanità, è stata annunciata in aprile nella provincia di Equatoria e in agosto nella provincia del Nord Kivu, in Rd Congo. Le vittime sono state tuttavia contenute in entrambe le aree.
In Uganda invece, in settembre si è verificato un forte incremento dei casi con 55 vittime, mentre ne sono state registrate altre 22 fino a dicembre. Secondo il sito web science, quest’ultimo focolaio epidemico ha avuto origine in Sudan e si è affievolito in dicembre.
Mozambico – Cabo Delgado
Pur registrando un sostanziale successo, la forza regionale della Comunità di sviluppo dell’Africa meridionale (Sadc) in Missione in Mozambico (Samim), sta tuttora combattendo contro i jihadisti insorti nella provincia di Cabo Delgado, nel nord del paese.
Nell’attacco più recente, in novembre, i media del Sudafrica hanno comunicato l’uccisione di oltre 30 jihadisti e la confisca di armi, munizioni e equipaggiamento militare con due vittime, un soldato tanzaniano e uno del Botswana. La Samim include circa 2mila combattenti provenienti dagli stati membri della Sadc. A fianco delle forze governative combattono anche circa 2500 militari provenienti dal Rwanda.
Proteste contro il golpe in Sudan
Dall’ottobre 2021, quando i militari comandati dal generale Abdel Fattah al-Burhan rovesciarono un governo di transizione capeggiato dall’economista Abdalla Hamdok, impegnato a guidare la nazione verso le elezioni dopo i 30 anni di dittatura di Omar El-Bashir, il paese è stato preda di tumulti e manifestazioni.
Nei mesi fino a luglio 2022 le forze di sicurezza – secondo i dati delle Nazioni Unite -, avevano ucciso 113 manifestanti, mentre migliaia erano stati arrestati. Decine di migliaia di persone, tuttavia, continuarono a manifestare contro il golpe sia a Khartoum che in altre città.
Lo scorso 5 dicembre è stato firmato un accordo tra i partiti politici e i militari, finalizzato a condurre a elezioni dopo due anni di governo di transizione composto di soli civili. Tuttavia, solo tre giorni dopo l’accordo i gruppi rappresentanti la società civile si sono riversati nuovamente nelle strade di Khartoum chiedendo decisamente la deposizione dei militari al potere.