La conferenza Cites per la protezione delle specie, in corso a Panama fino al 25 novembre, ha respinto le proposte di Sudafrica, Namibia, Botswana e Zimbabwe di revocare il bando internazionale sul commercio dell’avorio.
È l’ennesima battuta d’arresto per paesi che da diversi anni spingono per vendere il loro avorio. Sudafrica, Namibia, Botswana, Zimbabwe non riescono a convincere altri paesi del mondo della fondatezza della loro proposta di togliere l’embargo internazionale sul commercio di avorio.
Una proposta avanzata da diversi paesi dell’Africa australe durant e la conferenza Cites sulla protezione delle specie, che si tiene a Panama fino al 25 novembre. Solo 15 paesi hanno votato a favore della revoca dell’embargo, contro 83 paesi che hanno respinto questa proposta.
Le voci africane sono discordanti
I paesi dell’Africa australe ci avevano già provato nell’ultima conferenza del 2019, ma la loro proposta è troppo impopolare. Su questo tema l’Africa non parla con una sola voce. Trenta paesi africani fanno parte della African Elephant Coalition, che si oppone fermamente al commercio dell’avorio.
L’Africa australe insiste per riaprire il mercato internazionale dell’avorio perché questi paesi affermano di voler finanziare la gestione dei loro parchi naturali e, quindi, la protezione della loro specie attraverso la vendita di questo avorio.
La loro popolazione di elefanti sta andando bene, anzi sta aumentando: la Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe (SADC) stima che l’Africa meridionale ospiti oltre l’80% della popolazione di elefanti africani.
Tuttavia, questa gestione ha un costo sempre più elevato. Un costo umano anche perché la convivenza tra uomo ed elefante pone problemi di sicurezza. I soldi dell’avorio sosterrebbero le comunità rurali e renderebbero la convivenza più accettabile. Anche proteggere l’avorio in caveau ultrasicuri è molto costoso: lo Zimbabwe protegge 130 tonnellate di avorio, per un valore di 600 milioni di dollari.
Argomenti respinti dalle ong
Queste varie argomentazioni vengono però respinte, in particolare dalle ong: il Fondo internazionale per il benessere degli animali ritiene che l’apertura di un mercato legale dell’avorio consentirebbe ai bracconieri di disporre del proprio bestiame in totale discrezionalità.
L’ong segnala anche il rischio di un aumento del bracconaggio, come nel 2008 dopo l’autorizzazione eccezionale di una vendita di avorio. Infine, l’ong sostiene la proposta del Kenya, che prevede il finanziamento di un fondo speciale destinato ai paesi che bruciano le loro scorte di avorio. Questo fondo permette di finanziare la gestione dei parchi e di porre fine alla tentazione di vendere le proprie zanne di elefante.