Africa, un continente ostaggio della corruzione - Nigrizia
Conflitti e Terrorismo Politica e Società Somalia Sud Sudan
Corruption Perceptions Index 2022
Africa, un continente ostaggio della corruzione
Lo dice l’indice sulla percezione della corruzione presentato dalla ong Transparency International. In coda alla classifica nella regione subsahariana i paesi in cui sono in corso conflitti
01 Febbraio 2023
Articolo di Rocco Bellantone
Tempo di lettura 4 minuti

Nel 2022 la maggior parte dei paesi dell’Africa subsahariana non è riuscita a compiere progressi concreti nella lotta alla corruzione. A dirlo è il 2022 Corruption Perceptions Index pubblicato il 31 gennaio da Transparency International.

Dalle rilevazioni effettuate dalla ong, riferite allo scorso anno, emerge che su una scala di 100 punti – a cui su 180 Stati monitorati ad avvicinarsi di più è la Danimarca con 90 – il 90% degli Stati subsahariani non riesce ad andare oltre i 50 punti. Uno stallo spiegato da Transparency International con disarmante semplicità: dove ci sono conflitti la corruzione aumenta, e in una regione perennemente instabile come l’Africa subsahariana è inevitabile che governi e istituzioni siano corrotti.

Ad assestarsi nei bassifondi della classifica sono così Repubblica Centrafricana (150esimo posto con 24 punti), Sudan (162esimo, 22), Repubblica democratica del Congo (166esimo, 20), Sud Sudan (178esimo, 13) e Somalia (180esimo, ultima posizione, con 12 punti). Tutti paesi agonizzati da anni di guerre civili, golpe militari, azioni di gruppi armati, infiltrazioni di formazioni jihadiste, scontri etnici e violenze indiscriminate.

Rispetto al 2021, il valore medio della corruzione nella regione subsahariana è sceso di un ulteriore punto, passando da 33 a 32 punti. A ottenere i punteggi più bassi, insieme a Sud Sudan e Somalia, sono anche Burundi e Guinea Equatoriale (17 punti, appaiati al 171esimo posto). Mentre Lesotho (37 punti, 99esimo posto), eSwatini (30, 130esimo), Gabon (29, 136esimo), Liberia (26, 142esimo) e Comore (19, 167esimo) nel 2022 hanno registrato il risultato peggiore da quando sono finiti sotto i riflettori della ong.

Il ruolo di militari e gruppi jihadisti

Nel Sahel, in particolare, sono proprio quegli attori che “promettono” di fare piazza pulita dei politici corrotti ad alimentare la corruzione. Il riferimento è da un lato alle giunte militari che periodicamente si insediano al potere (solo nel 2022 in Burkina Faso, in 77esima posizione con 42 punti, è accaduto due volte) ma i cui metodi autoritari non portano trasparenza nella gestione della cosa pubblica allargando, bensì, quella zona grigia in cui la corruzione può attecchire.

Dall’altro lato il nesso riguarda i gruppi terroristici affiliati ad al-Qaida o Stato Islamico, astuti nel far leva sul malcontento popolare nei confronti di politici e militari con l’unico obiettivo, però, di assumere con le armi il controllo di territori e accedere a privilegi.

In Sud Sudan, dove da anni più della metà della popolazione è costretta all’insicurezza alimentare, un rapporto dell’organizzazione The Sentry diffuso nel 2022 ha rivelato che una schiera di politici legati alla famiglia del presidente Salva Kiir, ha truffato lo Stato sottraendo ingenti risorse che il governo avrebbe dovuto investire per l’acquisto di cibo, carburante e medicine.

Nella Rd Congo gruppi armati locali saccheggiano le ricche risorse naturali di cui dispone il paese in combutta con funzionari pubblici corrotti. In Somalia, addirittura, il neoeletto presidente Hassan Mohamud ha sciolto nell’ottobre scorso due importanti organi anticorruzione.

Timidi segnali di miglioramento arrivano da nemmeno una manciata di Paesi: Seychelles (70 punti, 23esimo posto, primo della regione), Capo Verde e Botswana (60 punti, 35esimo posto) e Angola (33 punti, 116esimo posto, in crescita dal 2017).

Nordafrica

Nella regione del Medio Oriente e del Nord Africa (il cui indice medio di percezione della corruzione è di 38 punti, anch’esso in calo rispetto al 2021), quasi l’80% dei paesi non va oltre i 50 punti. Tra gli Stati del Nordafrica in coda ci sono la Libia devastata dalla guerra civile iniziata nel 2011 (17 punti, 171esimo posto) e l’Egitto del presidente al-Sisi (30, 130esimo), paese quest’ultimo che ha raggiunto il punteggio più basso dal 2012.

In Tunisia (40, 85esimo) il golpe bianco del presidente Kais Saied ha portato anche alla chiusura degli organi anticorruzione, generando una sfiducia sempre più diffusa da parte dei cittadini nei confronti dello Stato e della politica, come dimostra la bassissima affluenza alle ultime elezioni parlamentari (11,2%).

Caso particolare è quello del Marocco (38 punti, 94esimo posto) che ha dimostrato di saper usare lo strumento corruttivo anche oltre i propri confini, come evidenziano le prime verità trapelate lungo l’asse Rabat-Bruxelles per lo scandalo Maroccogate.

«In questo momento tutto il continente africano sta affrontando difficoltà su più fronti, dalla carenza di cibo all’aumento del costo della vita, con una pandemia e numerosi conflitti in corso. Eppure, nonostante il ruolo che svolgono nell’alimentare ognuna di queste crisi, la maggior parte dei governi continua a trascurare la lotta contro la corruzione», ha dichiarato Samuel Kaninda, referente regionale per l’Africa di Transparency International.

«Gli africani hanno bisogno che i loro leader vadano oltre le parole e gli impegni e intraprendano azioni coraggiose e determinate per sradicare la corruzione pervasiva in questo momento chiave, altrimenti la situazione continuerà a deteriorarsi».  

 

 

Copyright © Nigrizia - Per la riproduzione integrale o parziale di questo articolo contattare previamente la redazione: redazione@nigrizia.it