Africa-Usa: il bilancio deludente dell'amministrazione Biden - Nigrizia
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L'elezione dell'attuale presidente era stata vista come un sollievo dopo il disastro Trump, ma l'impegno è stato blando
Africa-Usa: il bilancio deludente dell’amministrazione Biden
Nel continente calano sicurezza e democrazia, i caposaldi della proiezione Usa. E dalle elezioni di novembre solo incognite...
28 Agosto 2024
Articolo di John White
Tempo di lettura 5 minuti
Foto di gruppo all'U.S.-Africa Summit di Washington del dicembre 2022. Fonte: Casa Bianca

Dopo la rinuncia di Joe Biden a presentarsi per un secondo mandato, indipendentemente dal risultato delle elezioni negli Stati Uniti, il prossimo gennaio gli Usa avranno alla Casa Bianca un nuovo presidente. Un cambiamento nella leadership di una grande potenza comporta conseguenze politiche, economiche e strategiche di portata globale.

«L’America è tornata!». Questa una delle solenni dichiarazioni di Biden nei confronti dell’Africa quando, quattro anni or sono, venne eletto 46esimo capo di stato degli Stati Uniti, prevalendo sul presidente uscente Donald Trump. Lo stesso, quest’ultimo, che a inizio del suo mandato aveva altrettanto solennemente snobbato il continente africano definendolo in modo irriverente e immorale «la latrina del mondo». Attirandosi così le ire di tutta l’Africa, dove peraltro non mise mai piede durante il suo mandato.
Il continente ha quindi riposto su Biden grandi aspettative, nella convinzione che con la elezione si fosse davvero aperto un nuovo capitolo nelle relazioni tra Usa e Africa, dopo, per l’appunto, le altezzose, umilianti e vergognose espressioni usate da Trump. In risposta alle attese dell’Africa, peraltro, Biden aveva promesso «relazioni reciprocamente rispettose». Dichiarazioni a cui aveva dato seguito con una iniziale decisione molto significativa: la revoca del divieto di viaggiare verso gli Stati Uniti imposto dal suo predecessore ai cittadini di vari paesi a maggioranza musulmana, compresi alcuni dell’Africa occidentale.

Aspettative tradite 
Ma sono molte ragioni per sostenere che la politica del governo Biden verso l’Africa abbia poi tradito le grandi aspettative iniziali. La politica estera degli Stati Uniti, anche in relazione all’Africa, partiva da tre obiettivi: promozione della democrazia, lotta al terrorismo e rafforzamento della sicurezza. Washington non ha però investito a sufficienza su queste questioni, lasciando di fatto la porta aperta ai due suoi maggiori concorrenti nell’agone geopolitico internazionale: Cina e Russia, che nel frattempo hanno invece accresciuto alla grande la propria presenza e il proprio influsso ovunque nel continente.

A dimostrare il fallimento dell’amministrazione Biden rispetto all’intenzione di promuovere la democrazia in Africa basta considerare che dal 2020 nel continente si sono succeduti otto colpi di stato militari. Un numero maggiore di quelli verificatisi nell’intero decennio 2010-2019. Molti africanisti hanno visto in questo un ritorno a un’ideologia militarista, in contrapposizione con gli ideali delle democrazie parlamentari. Non solo, diverse testate come il New York Times hanno anche accusato gli Usa di essere implicati direttamente nel colpo di stato militare che si è verificato nel 2021 in Guinea Conakry, dato che i golpisti che hanno rovesciato il governo di Alpha Condé, ponendo a capo dello stato il colonnello Mamady Doumbouya, erano stati addestrati proprio dall’esercito degli Usa.

Porta aperta a Wagner 
Altro capitolo è rappresentato dalla graduale penetrazione in diversi paesi dei mercenari della milizia russa Wagner. Gli Stati Uniti non sono sembrati realmente interessati a contrastarne la crescente influenza. Al punto che, sotto il comando del defunto Yevgeny Prigozhin, Wagner si è riuscita a infiltrare in varie forme in diversi paesi del continente, a volte in modo ufficiale mentre in altri casi la presenza della milizia è stata data solo come indiscrezione. Fra i paesi coinvolti ci sono Burkina Faso, Repubblica Centrafricana, Libia, Madagascar, Mozambico, Mali, Niger e Sudan.

Il Gruppo Wagner, oggi di fatto rinominato Africa corps, è impegnato a sfruttare le materie prime dei diversi paesi dove opera e agisce contemporaneamente anche sul piano politico. La milizia ha collaborato con i ribelli per destabilizzare il governo in Ciad, addestrato e aiutato i militari che in Burkina Faso hanno preso il potere con un colpo di stato e operato per la sicurezza del presidente della Repubblica Centrafricana e secondo alcune fonti anche del Madagascar.

Fra le iniziative africane dell’amministrazione Biden che non hanno portato a grandi conclusioni, vale la pena menzionare il vertice con i leader della regione che si è svolto nel dicembre 2022. Al summit hanno preso parte ben 49 dei 54 capi di stato e di governo africani. Fra i temi discussi, l’importanza della democrazia e della buona governance e del rispetto dei diritti umani. Ebbene, due anni dopo, non si registra alcuna seria prova che dimostri che il vertice abbia raggiunto risultati tangibili. Al contrario, perfino il sostegno popolare in paesi con regimi democratici è calato al punto che le proteste contro Francia e Usa sono sfociate appunto in colpi di stato e ritorno di regimi militari in Burkina Faso, Gabon, Guinea, Mali e Niger; paesi che si sono sempre più allineati con la Russia, facendo affidamento su Mosca per il sostegno contro il terrorismo e le insurrezioni di gruppi criminali.

Purtroppo movimenti islamisti armati come lo Stato islamico nella provincia dell’Africa occidentale, Jamaat Nusrat al-Islam e wal-Muslimin si stanno espandendo a sud del Sahel verso Benin, Togo, Ghana e Costa d’Avorio. Secondo il Global Terrorism Index, la regione del Sahel ha già registrato un aumento significativo della violenza nel 2024, anche nelle regioni in cui gli Stati Uniti, lasciata la fascia saheliana, hanno mantenuto una sostanziale presenza di sicurezza.

La vicepresidente Kamala Harris, che ha visitato l’Africa nel marzo 2023, sarà la candidata del Partito Democratico alle elezioni di quest’anno. Durante la sua visita nel continente aveva promesso relazioni più profonde e a lungo termine tra gli Stati Uniti e il continente. Nonostante queste rassicurazioni, il rapporto dell’amministrazione Biden-Harris con l’Africa è stato deludente. Incerto quindi, il futuro di queste stesse relazioni sotto un’ipotetica gestione dell’attuale vice presidente e candidata democratica. Un’eventuale vittoria di Trump non lascia dubbi invece: in questo scenario, le relazioni USA-Africa dovrebbero affrontare sfide ancora più grandi.

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