L’Africa vincente delle paralimpiadi - Nigrizia
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Sul podio atleti e atlete di dieci paesi. 64 le medaglie conquistate: 23 ori, 16 argenti e 25 bronzi
L’Africa vincente delle paralimpiadi
Il continente si è fatto notare per il numero di vittorie e di record battuti. Con una prevalenza di successi al femminile. Come quello della nigeriana Mariam Eniola Bolaji, prima africana a vincere una medaglia nel badminton
09 Settembre 2024
Articolo di Antonella Sinopoli
Tempo di lettura 6 minuti
L'algerino Brahim Guendouz ha conquistato la prima medaglia d'oro africana nella specialità paracanoa (Credit: International Canoe Federation)

64 medaglie, di cui 23 ori, 16 argenti e 25 bronzi. È il medagliere africano dei giochi paralimpici di Parigi appena conclusi. Un‘Africa ben rappresentata, che si è impegnata al massimo e ha battuto molti record.

Il primo paese per numero vittorie è il Marocco: 15 medaglie, 13 vinte nell’atletica e 2 nel taekwondo. Tre gli ori.

A Moucef Bouja per i 400 metri categoria T12; a Aymane El Haddaoui sempre per i 400 metri ma categoria T47 (si intende atleti con una compromissione o amputazione monolaterale sotto il gomito) e a Fatima Ezzahra El Idrissi nella maratona T12. Fatima ha vinto anche un argento nei 1.500 metri T13. Le categorie T11, T12 e T13 indicano un impedimento visivo.

È salita 11 volte sul podio, invece, l’Algeria, che ha portato a casa anche il numero maggiore di ori, 6 in tutto. Uno di questi è andato a Safia Djelal che a 41 anni ha battuto il record mondiale e si è imposta nel lancio del peso classificazione F57, vale a dire coloro che gareggiano da seduti per problemi agli arti inferiori.

Oro e bronzo anche per un’altra donna, Nassima Saifi e anche per lei record per il lancio del disco, anche qui F57, per cui ha vinto l’oro. Bronzo invece nel lancio del peso.

Grandi prestazioni per Skander Djamil Athmani che è salito sul podio più alto due volte: nei 400 metri T13 stabilendo un nuovo record mondiale e poi nei 100 metri T13 con il nuovo record paralimpico di 10,42 secondi.

Oltre che nell’atletica le medaglie d’oro sono andate per la canoa a Brahim Guendouz – primo africano a conquistare un oro in questa specialità – e per il judo a Abdelkader Bouamer.

11 medaglie anche alla Tunisia e qui vanno segnalate le tre medaglie d’oro ad altrettante atlete. Una a Maroua Ibrahmi per il lancio della clava classificazione F32 (atleti tetraplegici), che ha riportato il record mondiale e quello paralimpico.

Altra vincitrice assoluta è Raoua Tlili, la “regina del lancio”, campionessa indiscussa nel tiro del peso femminile F41 e che si è aggiudicata l’oro anche per il lancio del disco. Sono 7 le medaglie d’oro vinte finora da Tlili alle paralimpiadi.

Le altre due medaglie d’oro tunisine sono andate a Allah Amen Tissaoui nei 1.500 metri T38 e a Wajdi Boukhili per la maratona maschile T12.

Sette le medaglie per Egitto e Nigeria e 6 per il Sudafrica. Cominciamo dalla Nigeria. L’atleta paralimpica nigeriana, Mariam Eniola Bolaji, è la prima africana a vincere una medaglia nel badminton. Nessuno africano prima era salito sul podio per questo sport, né alle paralimpiadi, né alle olimpiadi.

Bolaji ha guadagnato il bronzo (categoria SL13), ma a rendere il successo più rilevante è un brutto e doloroso problema alla caviglia cominciato a un mese dai giochi. Ce l’ha fatta lo stesso.

L’oro lo ha vinto, invece, un’altra campionessa, Onyinyechi Mark che a soli 23 anni ha segnato il nuovo record paralimpico per il para powerlifting, disciplina di sollevamento pesi adattata alla disabilità dell’atleta. Primo podio anche per Folashade Oluwafemiayo, nella categoria pesi over 86 chili.

Delle 7 medaglie della Nigeria 6 sono state vinte da donne – le altre sono i 3 argenti a Flora Ugwunwa, lancio del giavellotto e Esther Nworgu e Bose Omolayo, sollevamento pesi; meritata medaglia di bronzo per Isau Ogunkunle per il tennis da tavolo, categoria MS4.

Anche l’Egitto ha dimostrato di essere molto forte nel para powerlifting, 6 delle 7 medaglie sono state assegnate ad atleti di questa disciplina. Due ori, uno per la categoria femminile a Rehab Ahmed, l’altro per la categoria maschile a Mohamed Elmenyawy.

E poi 2 argenti, a Fatma Elyan e Mohamed Elelfat e 2 bronzi, sempre nel powerlifting. La settima medaglia, il bronzo, è andata al team maschile della pallavolo (quella paralimpica si gioca seduti a contatto con il campo da gioco).

Le due medaglie d’oro del Sudafrica sono andate a Mpumelelo Mhlongo nei 100 metri T44. L’atleta ha vinto anche il bronzo nei 200 metri T64 (T sta per le gare su pista o quelle di salto e i numeri successivi per il tipo di disabilità agli arti).

L’altra medaglia d’oro l’ha conquistata Simone Kruger per il lancio del disco donne F38, categoria che indica una coordinazione e movimento ridotti nella parte inferiore del tronco e nelle gambe, lungo un lato o in tutto il corpo.

Tre volte sul podio l’Etiopia, 2 ori e 1 argento. Nel 2020 Tigist Mengistu a solo 20 anni vinse la prima medaglia d’oro paralimpica per il suo paese nei 1.500 metri T13 femminili, con sette secondi di anticipo sull’atleta che arrivò al secondo posto. Fu la prima atleta etiope a vincere una medaglia in assoluto.

Quattro anni dopo a Parigi questa giovane e determinata atleta ha fatto lo stesso. Ma non è finita, circa 48 ore dopo un’altra etiope è salita sul podio, Yayesh Gate Tesfaw, sempre nei 1.500 metri, categoria T11.

Una corsa sorprendente in cui ha battuto di circa quattro secondi il record mondiale stabilito ai Campionati del mondo di Kobe, in Giappone. Oltre a questi ori, il corridore Silesh Yigzaw ha vinto l’argento nei 1.500 metri T11 maschili.

Le due medaglie della Namibia sono state vinte entrambe da Lahja Ishitile, oro nei 400 metri T11 e bronzo nei 200 metri nella medesima categoria.

Infine, una medaglia a testa per Kenya e Mauritius. Il kenyano Samson Opiyo ha conquistato l’argento nel salto in lungo T37 mentre il bronzo è andato al mauriziano Yovanni Philippe nei 400 metri T20.

Questi successi rappresentano anni di sforzi, di rinunce, di sofferenze anche. Queste atlete e atleti oltre a doversi allenare sodo come tutti gli altri, spesso lo fanno in condizioni non ottimali, laddove spesso mancano palestre, attrezzature e club che possano aiutarli nel percorso atletico.

A questo si unisce la battaglia continua verso lo stigma che, soprattutto in certi paesi, tende ad isolare e prendere in giro chi è affetto da una disabilità. Queste vittorie non rappresentano quindi solo un successo per chi le ottiene ma un grande esempio per le società da cui questi atleti provengono.

È per questo che tutti lanciano lo stesso messaggio, rivolto ai giovani. Di crederci, di non arrendersi, di non farsi mettere da parte.

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