Algeria: nuovamente arrestato il giornalista Ihsane El Kadi - Nigrizia
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Continua la campagna del regime contro l’informazione indipendente
Algeria: nuovamente arrestato il giornalista Ihsane El Kadi
27 Dicembre 2022
Articolo di Redazione
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Ihsane El Kadi

Sta suscitando dure reazioni da parte delle organizzazioni per i diritti umani e la libertà di stampa l’arresto del direttore e fondatore di Radio M e del sito d’informazione indipendente Maghreb Émergent, Ihsane El Kadi, e la perquisizione della sede dei media.

La notte del 23 dicembre agenti della Direzione generale della sicurezza interna (Dgsi) hanno fatto irruzione nella sua abitazione a Zemmouri, un paesino a 45 km da Algeri. L’uomo è stato quindi arrestato senza che gli siano state rivolte accuse formali.

Il giorno successivo, la sede di Interface Médias, l’agenzia che riunisce Radio M e Maghreb Émergent, ad Algeri, è stata perquisita e le apparecchiature sono state sequestrate.

El Kadi era stato più volte arrestato dalla Dgsi e sottoposto a diversi procedimenti giudiziari nell’ambito della campagna contro il dissenso, attuata anche con intimidazione e censura nei confronti dei giornalisti indipendenti, i cui arresti sono diventati sempre più frequenti negli ultimi anni in Algeria.

Per Khaled Drareni, rappresentante dell’ufficio nordafricano di Reporter senza Frontiere, questa situazione è particolarmente preoccupante. Drareni, anche lui più volte incarcerato per le sue denunce contro il regime militare, ne chiede il “rilascio immediato e incondizionato”.

L’attivista si dice certo che il motivo dell’arresto di El Kadi sia il suo sguardo critico nei confronti del presidente Abdelmadjid Tebboune e del sistema di controllo del paese, rimasto nelle mani delle élite militari che da sessant’anni reggono i destini dell’Algeria, anche dopo la caduta di Bouteflika, nel 2019.

In un articolo recente El Kadi commentava l’atteggiamento dell’esercito nei confronti di un possibile secondo mandato di Tebboune e nel suo ultimo tweet, contestava aspramente l’affermazione di quest’ultimo sul recupero di 20 miliardi di dollari dagli oligarchi che gravitavano attorno al clan di Bouteflika.

Tra le vittime della repressione ci sono anche sindacalisti e migliaia di attivisti dell’Hirak, quel movimento per le libertà e i diritti civili che a partire dal 2019 diede la scossa al paese riuscendo a far intravedere la possibilità di un cambiamento. Ma che fu brutalmente soffocato a suon di decreti restrittivi e arresti arbitrari, quando cominciò a sfidare l’esercito.

In Algeria ormai, scrive il sito Ouest France, “quasi tutti i media sono ormai sotto controllo, vuoi perché dipendono economicamente dallo stato, vuoi perché sono soffocati dai debiti o dai procedimenti legali”.

 

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