L’11 luglio è arrivata la notizia ufficiale che tutti si aspettavano: in Algeria il presidente uscente Abdelmadjid Tebboune ha annunciato che si candiderà per un secondo mandato alle presidenziali del 7 settembre. «In risposta al desiderio di molti partiti, organizzazioni e giovani, annuncio la mia intenzione di candidarmi per un secondo mandato, come consentito dalla Costituzione», ha dichiarato a El Mouradia.
Iniziato nel 2019, il mandato di Tebboune dovrebbe scadere ufficialmente a dicembre di quest’anno. Se non fosse che a marzo è stato comunicato al popolo algerino che sarebbe andato al voto con tre mesi d’anticipo.
La decisione è arrivata dopo un incontro avuto tra Tebboune, il primo ministro Nadir Larbaoui, il capo di stato maggiore dell’esercito Saïd Chanegriha e il ministro dell’Interno Brahim Merad.
La mossa che ha sorpreso tutti, algerini e non, costringerà i candidati a svolgere la campagna elettorale nel pieno del calore estivo. Potenzialmente, ciò vorrà dire minore affluenza alle urne nonché minor tempo per organizzare le attività di propaganda politica.
Chi si candida?
Mentre si attende il 27 luglio per la diffusione della lista ufficiale dei candidati che correranno per le seconde elezioni presidenziali nella storia del paese, sono già noti alcuni dei nomi che tenteranno di sfidare il presidente uscente.
Come Zoubida Assoul, avvocata nota per il suo impegno per la liberazione dei detenuti d’opinione e capo del partito Unione per il cambiamento e il progresso (UCP). È stata la prima figura politica ad annunciare la sua candidatura alle presidenziali.
Ci sarà Youcef Aouchiche, primo segretario del Fronte delle forze socialiste (FFS), la cui candidatura è una novità, dal momento che l’FFS non presentava un suo candidato dal 1999.
Le prossime presidenziali saranno «una pietra miliare politica per il rafforzamento del processo di transizione democratica in Algeria», secondo il candidato Abdelali Hassani Cherif, presidente del Movimento della società per la pace (MSP), primo partito islamista nel paese.
Con 65 seggi, l’MSP è al momento la terza forza politica dell’Assemblea nazionale, dopo il Fronte di liberazione nazionale (FLN) e gli indipendenti.
«Dopo una lunga riflessione e con piena consapevolezza delle grandi aspettative del popolo algerino», la presidente della Confederazione generale delle imprese algerine (CGEA) e direttrice generale del gruppo SORALCOF Algérie, Saïda Neghza, ha scelto di presentare la sua candidatura.
Inserita nel 2023 da Forbes tra le 50 personalità più influenti in Africa, Neghza a settembre prese le distanze dal governo Tebboune inviando una lettera – poi resa pubblica – in cui denunciava le “persecuzioni e pressioni da parte di diversi rappresentanti dello Stato” che gli imprenditori si trovano a sopportare.
Non mancano tra i candidati gli ex membri del regime di Bouteflika, come Belkacem Sahli, segretario generale dell’Alleanza nazionale repubblicana (ANR), già segretario di stato al ministero degli Esteri nel 2012. L’ANR è un’alleanza formata da una serie di micro formazioni politiche “riunite nel Gruppo dei partiti per la stabilità e le riforme di cui la maggior parte degli algerini non è a conoscenza”, riporta Jeune Afrique.
A due giorni dall’annuncio di Tebboune, la segretaria del partito dei Lavoratori (PT) Louisa Hanoune ha invece dichiarato il 13 luglio di ritirarsi dalla corsa elettorale.
La fondatrice del partito di ispirazione trotzkista – già detenuta politica nel maggio 2019 con le accuse di “cospirazione contro l’autorità statale” e “attacco contro l’esercito” –, nonostante sia stata tra le prime a esprimere la volontà di candidarsi, ha motivato il suo ritiro per «condizioni ingiuste» e «un quadro legislativo regressivo e antidemocratico», denunciando: «l’intenzione di escludere il partito dei Lavoratori dalle elezioni presidenziali e […] di calpestare il diritto delle persone di scegliere liberamente tra i programmi politici».
All’Algeria al voto è dedicato il nostro dossier di luglio.