Algeria, un piede dentro e uno fuori dai BRICS - Nigrizia
Algeria Economia Politica e Società Russia
Escluso dal blocco delle economie emergenti, il paese nordafricano aderisce però alla sua banca con un investimento di 1,5 miliardi di dollari
Algeria, un piede dentro e uno fuori dai BRICS
Riuscirà il presidente Tebboune a tenere insieme i vantaggi economici e un certo grado di autonomia in politica estera?
22 Ottobre 2024
Articolo di Rocco Bellantone
Tempo di lettura 5 minuti

Dal 22 al 24 ottobre Kazan ospita il 16esimo summit dei paesi BRICS, l’organizzazione delle economie mondiali emergenti che dopo il vertice di Johannesburg dell’agosto 2023 ha accolto cinque nuovi stati membri: Etiopia, Emirati Arabi Uniti, Iran, Egitto e Arabia Saudita, con Riad che però deve ancora completare il processo di adesione.

Tra i paesi che osserveranno con particolare attenzione i lavori che si svolgeranno in Russia c’è l’Algeria. Proprio al vertice di Johannesburg Algeri ambiva a entrare a far parte dell’organizzazione, forte all’epoca, a dire del suo presidente Abdelmadjid Tebboune, del sostegno di Cina, Russia, Sudafrica e Brasile.

Da quel summit il governo algerino sarebbe però tornato a casa con una sonora bocciatura, sancita dal veto posto dall’India.

L’esclusione dai BRICS, un anno dopo

A oltre un anno di distanza, sui motivi di questa decisione, comunicata per altro all’ultimo minuto, pendono poche certezze e molte congetture. Formalmente la candidatura di Algeri è stata respinta perché la sua economia non è sufficientemente diversificata dipendendo eccessivamente dallo sfruttamento di idrocarburi, con gas e petrolio che rappresentano insieme il 93% del valore totale delle sue esportazioni e più di due terzi del budget dello stato.

Ad Algeri sono convinti però che i motivi dell’esclusione siano stati altri, collegati direttamente a posizioni politiche dell’Algeria rispetto a questioni regionali del Maghreb che non sarebbero condivise da alcuni dei componenti dei BRICS.

Un’ipotesi percorribile l’ha individuata l’analista di ISPI Federico Borsari, e conduce alle frizioni latenti che nell’ultimo periodo hanno raffreddato i rapporti tra l’Algeria e la Russia. “Non mancano aree di frizione o – quantomeno – di disallineamento con Mosca, in particolare per quanto riguarda la presenza militare russa in Libia e Mali, che Algeri considera un fattore destabilizzante”, scrive Borsari.

L’adesione alla Nuova Banca di Sviluppo

Più di un anno dopo i fatti di Johannesburg, con Tebboune che nel frattempo ha ottenuto un secondo mandato alla guida del paese vincendo le elezioni di settembre con oltre il 94% dei consensi, le cose nei rapporti tra Algeri e i BRICS sono cambiate.

Lo scorso 31 agosto al vertice di Città del Capo l’Algeria è stata infatti ammessa ufficialmente nella Nuova Banca di Sviluppo dei BRICS. Il paese nordafricano ha inaugurato l’adesione immettendo nelle casse della banca 1,5 miliardi di dollari.

La BRICS New Development Bank è presieduta dall’ex presidente brasiliana Dilma Rousseff. Fondata nel 2015, rappresenta lo strumento finanziario dell’organizzazione il cui compito è raccogliere e mobilitare risorse per finanziare progetti di sviluppo nei mercati emergenti e nei paesi in via di sviluppo. L’Algeria non è il solo paese che fa parte dell’istituzione finanziaria ma non dei BRICS. Nella stessa posizione si trova infatti anche l’Uruguay.

L’ingresso nella banca sembrava essere il preludio a una ripresa dei negoziati per l’adesione dell’Algeria anche ai BRICS. Lo scenario è stato però escluso dal presidente Tebboune nel corso di un incontro il 5 ottobre con i media algerini al palazzo presidenziale di El Mouradia.

«L’Algeria non desidera unirsi a un gruppo in cui non è desiderata», ha dichiarato il presidente. «Volevamo aderire per ragioni ben precise, ma quando abbiamo visto la direzione che stava prendendo questa organizzazione, la nostra volontà è cambiata».

Fonti governative algerine, citate dai giornali Al Arab e El Moudjahid, hanno lasciato intendere che il governo non ha mai digerito lo smacco dell’esclusione di Johannesburg per via dei criteri di ammissione considerati poco chiari e per il fatto che non sia stato applicato lo stesso metro di paragone usato con Algeri per altri paesi, alcuni dei quali sarebbero entrati nei BRICS pur non garantendo i target economici e strategici richiesti dall’organizzazione.

Un piede dentro e uno fuori

Con un piede fuori dai BRICS e l’altro dentro la sua banca, Algeri è ora chiamata a gestire una posizione che non è però ben vista dai vertici dell’organizzazione. Il timore di Cina e Russia, in primis, è che la sua adesione a metà, al pari di quella dell’Uruguay, possa indebolire l’immagine che i BRICS intendono trasmettere di sé al pianeta, ovvero di un blocco politico ed economico alternativo a quello occidentale.

Anche per l’Algeria questa posizione comporta, d’altronde, dei rischi. Aderendo alla Nuova Banca di Sviluppo potrà investire e collaborare a progetti di sviluppo in paesi e mercati emergenti chiave, ma ciò fino a quando i suoi interessi non si scontreranno con quelli di chi, almeno per ora, l’ha tenuta fuori dai BRICS.

Algeri proverà pertanto a ottenere il massimo sul piano economico da questa adesione preservando al contempo il suo spazio di manovra diplomatica, fondamentale considerato che il suo appeal in termini di offerta energetica è aumentato in modo esponenziale da quando l’Europa si è dovuta sganciare gradualmente dalle forniture di gas russo dopo l’invasione militare dell’Ucraina da parte del Cremlino.

Senza dimenticare che nonostante gli attriti con Mosca, e nonostante la bocciatura arrivata formalmente dall’India, dentro i BRICS Algeri può contare sui buoni rapporti con la Cina che continua a investire nelle sue infrastrutture, nei suoi idrocarburi e nelle sue miniere.

La domanda da porsi è se l’Algeria di oggi ha le spalle sufficientemente larghe per far valere tutte queste prerogative.  

Copyright © Nigrizia - Per la riproduzione integrale o parziale di questo articolo contattare previamente la redazione: redazione@nigrizia.it