Ama lo straniero. L’appello della Chiesa britannica al governo
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Regno Unito / La posizione della Conferenza episcopale contro il blocco delle richieste d’asilo dei migranti
“Ama lo straniero”. L’appello della Chiesa britannica al governo
17 Marzo 2023
Articolo di Redazione
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Migranti su una motovedetta della Border Force del Regno Unito all'arrivo al porto turistico di Dover il 10 gennaio 2022 (AFP)

Ama lo straniero. Love the stranger. Questo il titolo del documento di trenta pagine scritto dalla Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles e dal vescovo Paul McAleenan, responsabile per il settore migranti e rifugiati, in risposta alle politiche del governo che vogliono impedire la richiesta di asilo e/o protezione a chi entra nel Regno Unito in maniera irregolare.

Il documento, citando i principi fondamentali della dottrina cattolica, alcune encicliche e parole di papa Francesco, ricorda una cosa che dovrebbe essere tanto semplice quanto forse banale per un cristiano: «I migranti sono esseri umani, con un nome e un volto, e non soltanto statistiche o problemi politici da risolvere. Persone che hanno lasciato il loro Paese in cerca di una vita migliore e che non possono essere ridotte alle etichette con le quali siamo abituati a definirli come “rifugiati” oppure “richiedenti asilo”».

Per questo motivo, scrive la Conferenza episcopale, «è importante accoglierli e, a chi di loro chiede asilo, dare una vera opportunità. La legislazione britannica, in questo momento, lo fa molto male».  E per far meglio comprendere questo assunto, declina 24 principi fondamentali che dovrebbero essere faro per approcciare in maniera corretta al tema migratorio, partendo dalla cultura dell’incontro che deve cominciare innanzitutto dalle istituzioni che devono essere esempio di possibilità di convivenza sociale.

Non ci sono soluzioni pratiche tra le righe, ma il richiamo a un approccio da cui partire per trovarle. Un tema complesso come quello migratorio richiede certo risposte politiche, ma che tengano conto, secondo i religiosi inglesi e gallesi, della necessità di «costruire società più giuste ed eque a beneficio di ogni singola persona» e soprattutto di «essere aperti al contributo che le persone straniere possono offrire».

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