Solo un pugno di deputati hanno ascoltato ieri, 16 marzo, quattro giovani ambientalisti ugandesi, tra i quali Vanessa Nakate, che sono stati ricevuti dal parlamento francese. All’ordine del giorno il progetto petrolifero della Total Énergies in Uganda (progetto Eacop / Tilenga), che comporta lo spostamento delle comunità locali – 50mila persone – senza contropartite e causerà forti danni ambientali, mentre, invece, il paese dei Grandi Laghi dovrebbe investire nelle energie rinnovabili.
Il progetto prevede la realizzazione di 419 pozzi e di un oleodotto di 1.450 km verso l’Oceano Indiano, in Tanzania, e creerebbe 3mila posti di lavoro. Gli ambientalisti vedranno anche esponenti del governo francese, poi saranno a Ginevra, nella sede Onu, e infine a Roma, dove contano di incontrare papa Francesco.
Nel suo nuovo libro, A bigger picture: my fight to bring a new african voice to the climate crisis (Un quadro più ampio: la mia lotta per portare una nuova voce africana nella crisi climatica) la venticinquenne Vanessa Nakate presenta un argomento convincente secondo cui il cambiamento climatico ha un impatto sproporzionato sulla sorte delle donne rurali, una tendenza che ha notato per la prima volta nel suo paese.