Sofisticati sistemi di difesa reattiva progettati e fabbricati in Francia sono utilizzati nel conflitto in corso da 19 mesi in Sudan, in quella che si configura come una violazione dell’embargo sulle armi nella regione occidentale del Darfur.
A sostenerlo è un’inchiesta di Amnesty International che rivela come il sistema Galix, realizzato da Lacroix Defense e co-progettato con Nexter – ora noto come KNDS France – sia incorporato nei veicoli blindati per il trasporto delle truppe, noti come Nimr Ajban, realizzati negli Emirati Arabi Uniti da Edge Group e forniti ai paramilitari Forze di supporto rapido (RSF).
Amnesty afferma di aver verificato immagini condivise sui social media che mostrano il sistema Galix visibile su veicoli Nimr Ajban distrutti o catturati dalle Forze armate sudanesi (SAF).
“Il governo francese deve garantire che Lacroix Defence e KNDS France interrompano immediatamente la fornitura di questo sistema agli Emirati Arabi Uniti”, ha affermato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.
Callamard ha anche lanciato un nuovo appello al Consiglio di sicurezza dell’ONU per un’estensione a tutto il Sudan dell’embargo sulle armi e per un rafforzamento dei meccanismi di attuazione, monitoraggio e verifica.
A tutti i paesi coinvolti, Emirati Arabi in primis, chiede invece di sospendere le forniture dirette e indirette di tutte le armi e munizioni alle parti in conflitto.
In un precedente report, New Weapons Fuelling the Sudan Conflict, pubblicato lo scorso luglio, Amnesty individuava in Cina, Russia, Serbia, Turchia, Emirati Arabi e Yemen i principali esportatori di armamenti in Sudan.
La Francia, fa notare Amnesty, ha consolidati rapporti di partnership nel settore della difesa con gli Emirati Arabi Uniti, a cui le aziende d’oltralpe hanno consegnato circa 2,6 miliardi di euro di equipaggiamenti militari tra il 2014 e il 2023, secondo l’ultimo rapporto al parlamento francese.
Lacroix Defense, in particolare, è stata “una delle prime aziende francesi di medie dimensioni a localizzarsi negli Emirati”, stabilendo nel 2015 una joint venture con Emirates Defense Technology.
In Sudan si concentra la più grande crisi di sfollati al mondo con più di 11 milioni e mezzo di persone in fuga dai combattimenti e oltre 8 milioni di sfollati interni, per lo più donne e bambini, alle prese con condizioni di fame e carestia e di assenza di ogni bene di prima necessità.
Dall’inizio del conflitto si stima siano state uccise più di 23mila persone e 33mila siano rimaste ferite. I morti sarebbero 61mila secondo un recente rapporto di ricercatori sudanesi e del britannici. Si tratta per lo più di civili, colpiti da attacchi indiscriminati e deliberati, compiuti in molti casi su base etnica.