In Angola le opposizioni e le organizzazioni della società civile che compongono il Fronte Patriottico Unito (FPU) confidano che l’imminente visita del presidente uscente degli Stati Uniti Joe Biden nel paese (dal 13 al 15 ottobre) possa imprimere una svolta a favore della democrazia e dei diritti umani.
In un comunicato diffuso ieri, la coalizione che raggruppa UNITA, Blocco Democratico, Progetto Politico PRA-JÁ Servir Angola e un rappresentante della società civile, chiedono al presidente americano di “dare un esempio della pluralità difesa nelle sue dichiarazioni” incontrando la società civile angolana e parlando davanti all’Assemblea Nazionale.
Vediamo gli Stati Uniti, scrivono, come “una grande democrazia, con istituzioni che rispettano le libertà individuali e collettive, con scrupoloso rispetto dell’indipendenza della magistratura, con una stampa libera e rigorosamente pluralista, e con libero accesso ai media per tutti gli attori politici”.
Ma, fa notare il FPU, “purtroppo in Angola tutti questi presupposti sono smentiti, come hanno regolarmente denunciato i rapporti dello stesso Dipartimento di stato americano”. Da notare inoltre che il paese non ha mai sperimentato l’alternanza democratica, essendo guidato dallo stesso partito, l’MPLA, dall’indipendenza dal Portogallo nel 1975.
La stretta antidemocratica del governo si è manifestata di recente con l’entrata in vigore di due leggi – sui reati di vandalismo di beni e servizi pubblici e sulla sicurezza nazionale – che, denuncia Human Rights Watch, “non rispettano gli standard internazionali sui diritti umani e limiteranno gravemente la libertà di stampa, espressione e associazione”.
Libertà già fortemente erose, come dimostra la detenzione di numerosi manifestanti antigovernativi e social influencer negli ultimi anni. Per quattro di loro, in carcere da oltre un anno per partecipato a protesta pacifica a Luanda, Amnesty International è tornata a chiedere la scarcerazione, denunciando l’aggravarsi delle loro condizioni di salute e la negazione di cure mediche adeguate.
“Un anno di prigione semplicemente per aver protestato pacificamente è una parodia della giustizia” e “negare deliberatamente l’assistenza medica alle persone in carcere è tortura”, ha dichiarato la vicedirettrice di Amnesty per l’Africa meridionale Vongai Chikwanda.
Il Corridoio di Lobito
Ma l’attenzione di Biden in questa sua prima ed ultima visita in Africa come presidente degli Stati Uniti sarà focalizzata unicamente sullo sviluppo del Corridoio di Lobito, un ambizioso progetto infrastrutturale transcontinentale destinato a collegare l’omonimo porto angolano a quello tanzaniano di Dar es Salaam, attraverso Repubblica democratica del Congo e Zambia.
Un progetto in corso d’opera su cui gli USA e i loro alleati puntano per competere con la Cina e la sua Nuova via della seta, per l’approvvigionamento di minerali strategici e materie prime critiche.
In una nota infatti, la Casa Bianca ha fatto sapere che nel corso della visita di Biden “sarà firmato un progetto del Partenariato del G7 per le infrastrutture e gli investimenti globali (PGI), che porta avanti la nostra visione comune per la prima rete ferroviaria transcontinentale ad accesso aperto dell’Africa che inizierà a Lobito e collegherà infine l’Oceano Atlantico all’Oceano Indiano”.
Per lo sviluppo del Corridoio gli Stati Uniti hanno già investito più di 3 miliardi di dollari nell’ultimo anno e mezzo, ha fatto sapere il Dipartimento di stato, con “interventi in diversi settori interconnessi, tra cui trasporti e logistica, agricoltura, energia pulita, salute e accesso digitale”.
Che l’Angola abbia assunto un interesse strategico di primo piano per Washington è palesato anche dal fatto che nel 2025 il paese ospiterà il 17° vertice commerciale USA-Africa. Un evento che vedrà la partecipazione di oltre 1.500 delegati, capi di stato e di governo e altri leader mondiali.