L’Angola è stato il destinatario di un quarto di tutto il denaro prestato dalla Cina al continente africano negli ultimi 22 anni.
Il settore in cui sono confluiti più soldi è quello dell’energia e in modo particolare del petrolio, di cui Luanda è il secondo maggior produttore in Africa dopo la Nigeria. La Cina è anche, e con ampio margine, la principale destinazione del greggio angolano: solo nel 2021 il 71% del petrolio esportato dal paese africano è giunto nei porti del gigante asiatico.
Il dato relativo ai prestiti emerge da un database del denaro prestato all’Africa da Pechino sviluppato dal Global Development Policy Center dell’Università di Boston a partire da dati ufficiali e fonti non ufficiali.
I numeri elaborati dallo strumento, rilanciati dall’agenzia portoghese LUSA e poi dai principali media di Luanda, mostrano che l’Angola ha ricevuto il 26,5% del totale di tutti i prestiti partiti da Pechino a partire dal 2000, per un ammontare complessivo di 45 miliardi di dollari su poco più di 170.
Il numero dei singoli prestiti è stato di 258, circa un quinto di tutti quelli diretti verso l’Africa da Pechino, 1.248. Su 45 miliardi di dollari giunti a Luanda, 25 miliardi erano destinati al settore dell’energia e poco più di 6 a trasporti.
I fondi analizzati dall’università di Boston, come spiega lo stesso Center sul suo sito, provengono da istituzioni finanziare per lo sviluppo, banche commerciali, società e altre entità bancarie. Nel caso dell’Angola buona parte del denaro impegnato dalla Cina è stato versato dalla banche statali Export-Import Bank of the Republic of China (Chexim) e China Development Bank (CDB).
Principale beneficiario dei prestiti è stata invece la compagnia statale angolana dell’energia Sonangol, che solo nel biennio 2012-2013 ha ricevuto da CDB circa 3,5 miliardi di dollari.
L’istituto finanziario, con società sussidiare in oltre 30 paesi del mondo, è stato al centro di diversi casi di corruzione e malversazione di fondi. I più noti sono legati alla figura di Isabel Dos Santos. Figlia dell’ex presidente José Eduardo Dos Santos, al potere fra il 1979 e il 2017, è ricercata dalla giustizia angolana e dall’Interpol per diversi casi di corruzione e frode e vive al momento negli Emirati Arabi Uniti.
I soldi erogati da Pechino che vengono indicati nel database dell’università di Boston non equivalgono automaticamente a debito , in quanto rappresentativi degli impegni comunicati da Pechino e non dagli esborsi. Non sono inoltre inclusi rimborsi o inadempienze.
In qualsiasi caso, stando a dati del ministero delle finanze angolani rilanciati dalla società di rating Standard and Poor’s, Pechino possiede circa il 30% di tutto il debito di Luanda.
L’Angola è il paese africano più indebitato con Pechino. Una parte significativa di questo fardello è da far risalire a una serie di prestiti garantiti dal petrolio che Luanda ha contratto con la Cina per poter avviare la ricostruzione infrastrutturale del paese a partire dal 2002, anno in cui si è conclusa una guerra civile durata quasi 40 anni.