In Africa l’industria dell’animazione da molti anni ormai sta imponendosi con talenti e originalità, tanto da aver suscitato l’attenzione di pubblico ed esperti del settore.
Sta per arrivare su Netflix – ultimo evento in ordine di tempo – la nuova stagione di Supa Team 4. A creare la serie – che ha debuttato lo scorso anno – è stata l’artista zambiana Malenga Mulendema. Il lavoro si avvale della coproduzione dello studio di animazione sudafricano Triggerfish e del londinese Cake Studios.
Ambientata in una futuristica Lusaka, la serie segue quattro adolescenti in età scolare reclutate per diventare supereroine da una agente segreta in pensione. Ma Mulendema non è un caso unico, come dicevamo.
In Zambia, un’altra creativa in questo campo, la giovanissima Tabitha Mwale (22 anni) ha lanciato The Super – produzione affidata alla Tabprodution Studios di Lusaka – nei cinema locali, in questo caso ispirato alle anime giapponesi di cui l’autrice è una grande fan. Il successo è stato immediato.
Sono tanti gli autodidatti che lavorano silenziosamente in attesa della grande occasione, mentre nuovi studi di animazione africani si stanno affermando con l’obiettivo di affiancare in notorietà i più noti.
Dal Sudafrica alla Nigeria
Tra questi, sicuramente il sudafricano Triggerfish Studios. Un team noto per le sue animazioni innovative e visivamente sbalorditive. Numerose le produzioni, l’ultima è appunto la nuova serie zambiana. E tutte hanno ricevuto premi e nomination.
Tra questi Kizazi Moto (in kiswahili Generazione Fuoco), una raccolta animata afro-futurista. Le storie, dieci episodi, sono di creatori provenienti da sei paesi: Egitto, Kenya, Nigeria, Sudafrica, Uganda e Zimbabwe. Il lavoro ha ricevuto sei nomination ed è stato trasmesso sulla piattaforma Disney+ nel 2021.
Sempre in quell’anno Disney+ e Cartoon Network, due delle principali piattaforme di animazione statunitensi, annunciarono la programmazione, oltre che di Kizari Moto, di altre tre produzioni di creatori africani.
Kiya and the Kimoja Heroes, serie adatta a bambini in età prescolare incentrata su una bambina africana di 7 anni che ama il balletto e le arti marziali e che con le sue amiche diventa una super eroina pronta ad aiutare la sua comunità, quando indossa i cerchietti magici; Kiff, con protagonista uno scoiattolo ottimista e un coniglietto rilassato.
Infine, Garbage Boy and Trash Can, nuova serie di Cartoon Network Africa. Al centro delle storie un ragazzo dotato di superpoteri immaginari che combatte per la giustizia con il suo fidato aiutante.
Insomma, tra Netflix, YouTube Originals e le grandi piattaforme statunitensi la creatività e professionalità africana nel campo dell’animazione sta cominciando ad occupare un piccolo spazio.
Piccolo perché, come affermò lo stesso Orion Ross, vicepresidente Animazione della Disney Branded Television, presentando l’ormai celebre antologia, Kizari Moto: abbiamo solo scalfito la superficie e ci sono grandi lacune, per esempio c’è molta dell’Africa occidentale francofona che non è rappresentata nell’antologia.
Altro interessante studio di animazione notato da Disney è la panafricana Kugali, fondata dai nigeriani Olufikayo Adeola e Tolu Olowofoyeku, e l’ugandese Hamid Ibrahim.
Uso innovativo della tecnologica e immagini di impatto sono le sue caratteristiche, oltre a storie improntate sulla realtà africana ma con ampie note futuriste. Quest’anno Disney ha lanciato la loro serie, Iwaju (in yoruba, futuro).
Nigeriana è la Spoof Animation, specializzata nella produzione di contenuti animati 2D. E non si può non citare Luma, studio di animazione sudafricano fondato nel 2001 e specializzato in effetti visivi per lungometraggi e serie televisive. Numerosi i lavori che lo hanno visto impegnato: Il Re Leone, The Avengers, Il Trono di Spade sono solo alcuni.
Diffusione di lingue e culture
Così come sarebbe molto lunga la lista degli studios in molti altri paesi del continente che stanno contribuendo a fare emergere un’arte che ha anche il compito di diffondere la cultura africana.
Gli studi di animazione africani lavorano con content creators che attingono a miti, leggende, tradizioni locali, fondendole spesso con storie dei nostri giorni e, ancora più spesso, portandole in un immaginario e fantascientifico futuro.
Questo particolare bagaglio culturale sta suscitando un crescente interesse, da parte degli spettatori, amanti dell’animazione, e da parte di produttori e piattaforme internazionali.
E se gli studi sudafricani sembrano quelli più forti, hanno prodotto opere pluripremiate e collaborano con partner internazionali da più tempo, il mercato dell’animazione nel continente è in netta crescita un po’ ovunque.
Elemento non secondario del mondo dell’industria dell’animazione è quello di aiutare le lingue africane a trovare lo spazio che dovrebbero avere in un mondo dominato dall’inglese e dal francese.
Secondo Africalive, infatti, lo sviluppo e il successo dei film e delle serie animate realizzate nel continente sta aiutando a diffondere o valorizzare alcune lingue africane.
E se non basta certo Hakuna Matata per conoscere il kiswahili, su YouTube ci sono ormai tantissimi canali che, attraverso storie animate, raccontano la cultura e le tradizioni dei singoli paesi.
In molti di questi i personaggi parlano in lingue africane. Senza contare quelli centrati proprio sull’insegnamento di una lingua. Una lingua africana, ovviamente.