Anywhere Anytime. L'odissea di un rider e lo spettro del neorealismo
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Il film, in concorso alla Settimana Internazionale della Critica a Venezia, uscirà nelle sale l’11 settembre
Anywhere Anytime. L’odissea di un rider e lo spettro del neorealismo
Nel raccontare la storia di Issa, giovane senegalese privo di documenti, il regista di origini iraniane Milad Tanghsir si è ispirato a ‘Ladri di biciclette’. Il paragone con il capolavoro di De Sica, però, non regge
04 Settembre 2024
Articolo di Simona Cella
Tempo di lettura 4 minuti

In concorso alla Settimana Internazionale della Critica, Anywhere Anytime, primo lungometraggio di Milad Tanghsir, regista di origini iraniane residente in Italia dal 2001, esplora «il senso di paura e l’ansia costante di chi, come il protagonista del film, vive ai margini, nelle crepe della società: una vita invisibile, una delle tante che ogni giorno incrociamo su un marciapiede o all’angolo di una strada».

Punto di partenza e matrice dichiarata è niente meno che Ladri di biciclette, il capolavoro neorealista di Vittorio De Sica, girato a Roma nel 1948, in un’Italia alle prese con la ricostruzione e con il violento scontro tra la DC e le sinistre.

Avvicinatosi al mondo dei rider nel 2018 Tanghsir è colpito da come l’esistenza di questi lavoratori dipenda da una bicicletta, esattamente come per il protagonista del film di De Sica.

Con il rigore del documentarista Tanghsir segue per tutta l’estate del 2018 Malick, un rider ventenne di origine senegalese, visitando anche mense, dormitori e centri di accoglienza.

«Più del 90 per cento di quello che ho raccontato nel film l’ho visto o l’ho conosciuto attraverso le testimonianze raccolte» dichiara il regista che arrivato in Italia ha abbandonato la carriera di musicista per il cinema, formandosi con corti e documentari.

Protagonista di Anywhere Anytime, è Issa (Ibrahima Sambou), giovane senegalese immigrato da alcuni anni a Torino ma ancora sprovvisto di documenti.

Quando perde il lavoro (in nero) al mercato, Issa chiede aiuto a Mario, suo connazionale e compagno del viaggio che dal Senegal, attraverso la Libia, lo ha portato in Italia.

Mario, cuoco in un piccolo ristorante, gli consiglia di lavorare come rider. Presta ad Issa il suo cellulare e l’account per poter lavorare tramite l’app Anywhere Anytime, lo zaino per la consegna del cibo e lo aiuta a comprare una bicicletta.

Il sostegno di Mario, il nuovo lavoro ma anche l’incontro con Awa, ospite del suo stesso centro di accoglienza, danno nuova speranza ad Issa. Ma quando durante una consegna gli viene rubata la bicicletta, Issa si trova a dover affrontare nuove drammatiche scelte.

Purtroppo il riferimento al capolavoro neorealista e l’osservazione attenta della realtà, sicuramente ottimi presupposti, non riescono a compensare l’assenza di uno sguardo cinematografico all’altezza della sfida di partenza.

L’espediente narrativo del furto della bicicletta è potente ma non è sorretto da una sceneggiatura in grado di valorizzarne il peso simbolico né tantomeno di svilupparne le potenzialità drammaturgiche. I personaggi sono stereotipati, divisi senza troppe sfumature in buoni (africani subsahariani e italiani) e cattivi (magrebini).

I dialoghi esageratamente espliciti sono mal recitati da attori non professionisti che, a partire dal protagonista, mancano di quella scintilla vitale che avevano i protagonisti del film di De Sica.

Con la vicenda drammatica e solitaria di Issa il regista dà corpo alla tesi secondo la quale i disperati di oggi non avrebbero una minima rete, un’identità, né un senso di appartenenza.

Una tesi che purtroppo ci sembra avallare una narrazione semplicistica di una realtà estremamente complessa come quella dei disperati ovvero “i poveri e migranti invisibili”.

Issa ha un legame profondo con il Senegal e con la sua famiglia e sa di poter contare sui suoi connazionali. Il problema piuttosto è in un sistema che non permette di ottenere documenti, e quindi di poter lavorare in regola, e che tiene in piedi centri di accoglienza che sembrano carceri.

Bisognerebbe, forse, che i registi tornassero a fare cinema e smettessero di fare film a tesi o farsi portatori di sociologia spiccia. Trovare il giusto equilibrio per un cinema del reale è sfida ardua pari a quella di confrontarsi con capolavori del passato.

E soprattutto bisognerebbe che i critici studiassero meglio il neorealismo prima di fare azzardati paragoni. Riguardatevi tutti Ladri di biciclette. Una grande lezione di cinema dove il dramma non esclude l’ironia né momenti di leggerezza. E l’osservazione del reale si accompagna sempre ad uno sguardo autoriale, tanto lucido quanto profondo. 

Anywhere Anytime uscirà nelle sale l’11 settembre distribuito da Fandango.

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