Nei due anni tra il 2019 e il 2021 (mentre infuriava la pandemia da Covid-19), sciami di locuste del deserto (Schistocerca Gregaria) attraversarono le regioni dell’Africa orientale. I due paesi maggiormente colpiti dall’infestazione, Kenya ed Etiopia, avevano fronteggiato il problema spruzzando con pesticidi chimici milioni di ettari di terreni coltivati e pascoli.
Analizzando quanto successo, Elena Lazutkaite, specialista in sostenibilità e controllo dei parassiti, e i suoi colleghi del think-tank di Berlino Topfer Muller Gabner (Tmg), stimano che in Etiopia, tale operazione abbia provocato la morte o l’abbandono dei propri alveari da parte di miliardi di api da miele africane.
Nel loro studio pubblicato sulla rivista Agronomy, gli studiosi sostengono che la responsabilità per il disastro sia imputabile all’esagerato uso di pesticidi sintetici. La prima conseguenza diretta è stato in Etiopia un impressionante calo della produzione di miele.
Il Tmg è il settore di ricerca, senza scopo di lucro, di un ufficio di consulenza co-fondato da ex alti funzionari dell’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) e del Programma per l’ambiente delle Nazioni Unite.
La Fao ha definito le locuste un “devastante parassita migratorio” perché, aggregandosi in numero così colossale, possono rivelarsi estremamente distruttive. Le invasioni 2019-2021 sono state tra l’altro uno dei fattori responsabili della riduzione nella produzione di cibo che si è ripercossa su 20 milioni di abitanti della regione.
Questa specie di cavalletta prospera in parti aride e semi-aride dell’Africa, del Medio Oriente e dell’Asia. L’innato impulso biologico favorisce il formarsi di impressionanti sciami che migrano anche per migliaia di chilometri, in una frenetica e incessante ricerca di cibo.
Tale è stato il caso nel 2018, quando forti piogge, provocate da insolite attività cicloniche sulla penisola arabica, hanno creato la tempesta perfetta.
Alle richieste poste da Mongabay, il portale web di notizie che pubblica informazioni su scienze ambientali, energia e progettazione verde, gli esperti della Fao hanno risposto che nella devastante invasione di locuste del 2020-2021 “l’unico modo per ridurre il loro numero era stato di spruzzare l’enorme territorio colpito con pesticidi e biopesticidi approvati a tale scopo”.
A tal fine, la Fao, responsabile per il controllo dei focolai di locuste, aveva spedito nella regione oltre 1 milione di litri di “insetticidi convenzionali”.
L’Etiopia ha fatto uso principalmente di malatione e clorpirifos e il Kenya di deltamethrin e fenitrotion. Con diverso approccio, la Somalia, che pure aveva affrontato l’attacco di enormi sciami di locuste, si era rivolta al bio-insetticida metarhizium acridum e al regolatore di crescita degli insetti teflubunzuron.
Gli organo-fosfati agiscono più velocemente ma nel processo di disinfestazione hanno anche un impatto su molte altre specie: insetti e uccelli, in particolare. Il clorpirifos e il malatione, soprattutto, gli agenti di controllo usati in Etiopia, rappresentano il rischio più alto per le api da miele.
Gli esperti hanno dichiarato che questi prodotti chimici sono stati usati in continuità per due anni, anche durante le stagioni di fioritura e di raccolta del miele.
«Sfortunatamente – ha dichiarato Elena Lazutkaite -, non abbiamo dati sufficienti per mostrare gli effetti negativi della disinfestazione». Ciò che appare chiaro dai registri ufficiali è che, insieme alle api, anche il miele è scomparso.
I dati dell’Etiopia mostrano che la produzione di miele è diminuita di quasi l’80% tra il 2017-18 e il 2021, provocando una perdita di 500 milioni di dollari. In conclusione, comunque, i semplici indicatori economici non bastano a comprendere i danni all’ecosistema in generale.
Danni peraltro ampiamente prevedibili e previsti, contro i quali aveva messo in guardia anche il National Geographic nel marzo del 2021, evidenziando, tra l’altro, come l’uso di due di questi agenti, il clorpirifos e il fenitrothion, sia vietato in Europa.
Le locuste sono insaziabili e si alimentando di tutte le parti vegetative delle piante, distruggono le piante da fiore, mangiano nelle riserve di nettare e il polline necessario alle api.
Riguardo ai danni alle persone, laddove la spruzzatura di pesticidi è stata monitorata, si è scoperto che in molti casi le misure precauzionali erano ignorate e, per garantire la distruzione degli sciami di locuste, veniva superato il dosaggio consentito.
A questo riguardo, il gruppo di esperti del Tmg ha anche mosso critiche al finanziamento dato dall’Unione europea, tramite la Fao, per l’approvvigionamento di agenti chimici da tempo vietati nell’Ue. «Queste sono sostanze chimiche che non avremmo messo sul nostro terreno», ha detto a Berlino Lazutkaite, citando come esempio il pesticida clorpirifos.
L’Ue ha gradualmente eliminato questo agente nel 2020 perché si è scoperto che ha causato danni cerebrali nei bambini piccoli e in quelli non ancora nati. Gli Stati Uniti ne avevano già vietato l’uso nel 2021.
Attualmente, la Cina e gli Stati Uniti sono i maggiori esportatori di pesticidi chimici, mentre nel 2020, sei dei primi dieci esportatori erano paesi europei, secondo i dati commerciali delle Nazioni Unite. Gli altri due maggiori esportatori sono India e Israele.
Chi promuove strategie alternative come la gestione integrata dei parassiti afferma che è possibile prepararsi ad affrontare con successo le invasioni di locuste prima che gli sciami raggiungano proporzioni proibitive.
«Questo – secondo la Lazutkaite – identificando per tempo i terreni di riproduzione e controllando le locuste nella fase in cui gli insetti non hanno ancora sviluppato le ali (tramogge)».
I ricercatori del Tmg hanno anche raccomandato di abbandonare gli organofosfati a favore di una strategia non tossica, basata su biopesticidi e uccelli che divorano le locuste. L’esperienza della Somalia mostra che i biopesticidi stanno guadagnando terreno come alternativa ai pesticidi velenosi.
I numerosi conflitti degli anni recenti hanno reso ancor più critica la capacità di monitoraggio delle invasioni di locuste. L’Etiopia settentrionale è stata in preda alla guerra civile dal 2020 al novembre 2022.
La Somalia nel 2021 ha marcato tre decenni di conflitti civili. Lo Yemen è tuttora in guerra ed è situato nella penisola arabica, da dove partono molti sciami di locuste.
Data la scarsità di incentivi soddisfacenti per mantenere le squadre di controllo pronte a intervenire nei periodi in cui non ci sono sciami di locuste in vista, il monitoraggio del fenomeno è inevitabilmente parziale e poco efficace.