In Sud Sudan, nell’area di Raad nella contea di Jebel Boma, sui confini con l’Etiopia, sarebbero operanti oltre 50 compagnie minerarie etiopiche illegali. La denuncia è partita da un alto funzionario locale sudsudanese.
«Stiamo permettendo agli stranieri di rubare le nostre risorse in bella vista», ha dichiarato – secondo quanto riportato da Radio Tamazuj – Gola Boyoi Gola, responsabile della provincia del Greater Pibor (GPAA).
Che ha aggiunto: «Quest’area è ricca di oro, e se il nostro governo riuscisse a sfruttarlo in modo efficiente, potremmo migliorare significativamente la situazione economica del Sud Sudan, senza fare affidamento esclusivo sull’estrazione di petrolio».
Le compagnie etiopiche, secondo Gola, sarebbero penetrate per 15 chilometri in territorio sudsudanese, mettendo a rischio con le loro operazioni sia l’ambiente che le popolazioni.
L’amministratore ha inoltre aggiunto che il problema non riguarda soltanto l’area del Greater Pibor o la comunità di Raad e Boma, ma tutto il paese, e chiede pertanto un intervento immediato del governo per bloccare le attività illegali e proteggere le risorse minerarie.
L’uso del mercurio nel processo di estrazione dell’oro, peraltro, avrebbe già inquinato il fiume Akobo, provocando vittime tra i residenti, la fauna ittica e selvatica.
L’amministratore capo, pertanto, ha invitato i governi di Sud Sudan ed Etiopia a collaborare per affrontare e risolvere la crisi nell’area di confine.
E ha infine sollecitato il ministero sudsudanese dell’Ambiente ad applicare norme rigorose sulle attività minerarie per prevenire un ulteriore degrado ambientale e garantire una gestione sostenibile delle risorse.