È stato un 25 aprile di sbarchi e di morti. Venti le imbarcazioni approdate ieri a Lampedusa, due i corpi di donna recuperati dal mare. L’hotspot di contrada Imbriacola, all’alba dell’altro ieri, contava 2.698 ospiti, a fronte di una capienza di poco meno di 400 persone. Ieri le persone sbarcate sono state 1.117. Ben quattro i naufragi nella zona Sar italiana, due corpi recuperati, 17 ancora quelli dispersi in mare.
Persone che per i media sono altri numeri. Come quelli delle 51 partenze fermate dalla guardia costiera tunisina, tra il 23 e il 24 aprile. Anche qui, tra chi è riuscito a partire c’è anche chi non ha fatto molta strada. I barchini spesso si rovesciano e, a ieri, i corpi recuperati in Tunisia erano 30. Persone che muoiono in mare e che si sommano alle 11 recuperate a largo della Libia, a pochi metri dalla spiaggia di Garaboulli. Un’imbarcazione di un’ottantina di persone, dicono i pochi superstiti.
Numeri di persone che arrivano. Numeri di persone che muoiono. La Tunisia, oramai da tempo, ha sorpassato la Libia come paese di partenza verso l’Italia. A raccontare gli sbarchi per cifre, quotidianamente, è il cruscotto statistico pubblicato dal Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Viminale: dall’inizio dell’anno fino al 23 aprile sono sbarcate 36.610 persone, a fronte delle 9.089 giunte nello stesso periodo del 2022.
Al primo posto tra i paesi d’origine, stando alle dichiarazioni di chi arriva in Italia, c’è la Costa d’Avorio con 5.810 arrivi, mentre nello stesso periodo del 2022 c’era l’Egitto con oltre 1.500 arrivi tramite la rotta libica. A seguire poi è un altro paese dell’Africa occidentale, la Guinea, con 4.454 arrivi. Poi l’Egitto (4.405) e il Pakistan (3.848).
Il numero delle persone arrivate dalla Tunisia finora in Italia è quasi raddoppiato nell’arco di un anno, con 2.828 sbarchi registrati dal 1° gennaio.