Fa discutere la notizia che anche un paese membro dell’Unione Europea si stia muovendo per deportare i richiedenti asilo in un paese terzo.
L’Austria infatti guarda all’esempio del Regno Unito e all’accordo stretto con il Rwanda per sbarazzarsi dei migranti che raggiungono le coste inglesi attraversando il canale della Manica. E a sancire la collaborazione tra i due paesi, c’è già un nuovo accordo siglato da Suella Braverman con la sua controparte austriaca, il ministro degli interni Gerhard Karner. Il fine è di garantire una maggiore collaborazione sul fronte di “immigrazione e sicurezza”.
È una storia che nasce nell’aprile del 2022, quando Boris Johnson e Paul Kagame firmano la prima intesa. Per il Rwanda è letteralmente un’occasione d’oro, dato che viene stabilito un pagamento anticipato di 157 milioni di dollari, in direzione di Kigali. Più le spese, altissime, per ogni singolo trasferimento, con 130mila dollari a botta destinati al paese africano per “sostenere le spese di integrazione”.
Il piano non si è mai concretizzato a causa dei numerosi ostacoli legali che si trova ovviamente di fronte e attualmente è fermo in attesa che la Corte Suprema ne stabilisca o meno la legalità. Ma il Regno Unito non demorde e ora non è più solo nel perseguire questa strada.
Prima d’ora, tra i paesi membri solo la Danimarca l’aveva presa in considerazione, ma anche nel suo caso la manovra non è mai decollata. Non si sa ancora verso quale paese vorrebbe destinare i richiedenti asilo, ma dopo anni di politiche anti-migranti, non sorprende che dell’Europa sia proprio l’Austria a guardare al modello inglese.
Paese di sbocco della rotta balcanica, è uno degli stati europei che riceve più richieste d’asilo: nel 2022 il quarto in assoluto, con 112mila domande, dopo Germania, Francia e Spagna, che hanno comunque una popolazione nettamente più elevata.
Ma a prescindere dalla pressione migratoria più o meno intensa, l’idea di deportare i richiedenti asilo in paesi terzi solleva numerose preoccupazioni. Alla base, vi è la tutela dei diritti fondamentali delle persone migranti. Sia per l’idea in sé della deportazione, sia per il paese di destinazione. Nel caso del Rwanda, vorrebbe dire attuare il trasferimento in un paese governato da un regime fortemente repressivo, che mette a tacere ogni tipo di opposizione senza mezzi termini.
Ed è contro le norme del diritto internazionale respingere i richiedenti asilo in paesi in cui potrebbero essere perseguitati o subire trattamenti inumani.
In questo, l’idea dell’Austria è leggermente diversa rispetto a quella del Regno Unito: alle persone sarà concesso di rientrare nel paese, qualora la loro richiesta venga accolta e sia quindi riconosciuto loro lo status di rifugiato. In caso contrario, verrebbero rimpatriati. Il paese terzo in questione sarebbe quindi una sorta di terra di mezzo, un limbo in cui tenere i migranti in attesa di conoscere la loro sorte. (AB)