È l’approssimarsi della morte del padre che spinge Ahmed a ripercorrere la storia del loro rapporto, così difficile, controverso, simbiotico. Un cammino tra i ricordi da cui nasce Baba, che si presenta come una finestra su un mondo complesso e intimo.

Ahmed, il protagonista, è cresciuto in una famiglia in cui amore e violenza si fondono.

Un ossimoro da cui scaturisce un cortocircuito emotivo, che rispecchia l’ambivalenza dei rapporti familiari. La forza della scrittura di Maalel sta nel tenere insieme questi elementi senza cadere né nel giudizio né nell’assoluzione.

A emergere è piuttosto tutta la fatica trasferita sulle spalle di un bambino diventato troppo presto adulto, mentre lotta per costruirsi un’identità.

Centrale è la ricerca di una sintesi tra due culture – quella italiana della madre e quella tunisina del padre -, a cui si aggiunge la difficile accettazione della propria omosessualità, per la quale Ahmed teme di perdere il legame privilegiato con il padre.

Eppure, tra le pagine non si respira rabbia o frustrazione, quanto un senso profondo di perdita. Il lamento sottile di un figlio che, attraverso il lutto, deve fare i conti con un passato che lo ha plasmato in modi contrastanti. Ma nonostante il vissuto difficile, Ahmed è riuscito a difendere la propria individualità e a trovare una strada che non lo condanni a ripetere gli errori dei genitori.

Con una prosa commovente, al suo primo romanzo Maalel riesce a catturare l’essenza di questa complessa relazione padre-figlio, guadagnandosi il premio The Italian Review nella sezione prosa.