Banche armate, conti stranieri
Banche armate
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Italarmi / Relazione della Presidenza del Consiglio sull'export armi 2011
13 Marzo 2014
Campagna a cura di Gianni Ballarini
Tempo di lettura 4 minuti

Italarmi / Relazione della Presidenza del Consiglio sull'export armi 2011

Ai primi 4 posti della classifica solo gruppi finanziari a guida straniera. Nel 2011, il valore delle operazioni autorizzate dal ministero dell’economia e delle finanze per l’export definitivo di armi è stato di 2.386 milioni di euro. L’ammontare complessivo delle autorizzazioni supera i 4 miliardi. L’Africa nelle transazioni bancarie legate all'export di armi italiane pesa per oltre il 18%, grazie alle vendite all’Algeria.

Il primo dato che balza subito agli occhi osservando la nuova tabella elaborata sulla Relazione del ministero dell’economia e delle finanze (Mef) in merito alle operazioni autorizzate agli istituti di credito in Italia per l’export definitivo di armamenti, è che ai primi 4 posti della classifica ci stanno gruppi bancari a guida straniera. In particolare, il Gruppo Bnp Paribas (714,4 milioni di euro); Deutsche Bank (664,4 milioni); Gruppo Crédit Agricole (229,1 milioni) e Barclays bank Plc (185 milioni). Da soli, rappresentano il 75,15% (1.793 milioni di euro) del totale dei flussi certificati dal ministero (2.386 milioni).

 

È bene precisare che i dati pubblicati nella tabella segnalano solo quante volte e per quali importi una banca accredita sui conti correnti a un proprio cliente soldi che questo ha guadagnato vendendo armi all’estero. Operazioni bancarie che devono essere notificate al ministero del tesoro che provvede, poi, a rilasciare l’apposita autorizzazione. L’istituto di credito funziona, insomma, da soggetto incassatore.

 

La Relazione del Mef va a integrare la più ampia Relazione predisposta dalla Presidenza del Consiglio ogni anno, in base alla legge 185 del 1990. Quest’anno il governo tecnico non è stato particolarmente solerte e puntuale nella presentazione, essendoci stati gravi ritardi nella pubblicazione del testo, che si rivela ogni anno sempre più complesso e scarsamente trasparente.

 

In base alla relazione del ministero, nel 2011 sono state rilasciate, complessivamente, 1.720 (1.602 nel 2010) autorizzazioni allo svolgimento di transazione bancarie, il cui valore complessivo è stato di 4.099 (3.586 nel 2010) milioni di euro.

 

Un dato evidente è che dopo il picco del 2009 (3.794,8 milioni di euro), il valore dell’export definitivo di materiale di armamento autorizzato dal Mef è in continuo calo: 3.046 milioni nel 2010, 2386 nel 2011.

 

A spiccare il volo rispetto al passato (e che contribuiscono in modo sostanzioso a raggiungere quota 4 miliardi di valore complessivo delle transazioni bancarie) sono invece le autorizzazioni per operazioni di importazione definitiva (349 contro le 297 del 2010) per un ammontare di 635 milioni di euro (225 nel 2010); e le autorizzazioni (367 contro le 313 del 2010) per importazioni temporanee, per un ammontare di 843 (187 nel 2010) milioni di euro.

 

Tornando alle banche che compaiono nella classifica dell’export definitivo, sembrano avere un ruolo sempre più marcato gli istituti di piccole dimensioni, legati al territorio dove operano aziende armiere. È il caso del Banco di Brescia (Gruppo Ubi Banca) con 120 milioni di euro passati dai suoi conti; la Banca Valsabbina scpa con 67 milioni di euro (quintuplicato il valore rispetto al 2010); o la Cassa di Risparmio della Spezia Spa (finita ora nel Gruppo Crédit Agricole) con 52 milioni di euro. Tra i grandi gruppi italiani, resta in classifica Unicredit con quasi 172 milioni di euro di transazioni autorizzate.

 

È finita, invece, ai margini di questo particolare business Intesa Sanpaolo, avendole il ministero concesso, nel 2011, una sola autorizzazione per un valore di 4.059 euro. Il colosso torinese del credito sembra dunque mantenere l’impegno sottoscritto nel luglio del 2007, che prevedeva «la sospensione della partecipazione a operazioni finanziarie che riguardano il commercio e la produzione di armi e sistemi d’arma consentite dalla legge 185/1990».

 

Si conferma rilevante il peso dell’Africa nelle transazioni bancarie: il 18,32% (era il 14,26% nel 2010) sul totale. Ma il tutto grava sulle spalle dell’Algeria, che da sola vale oltre il 17% dei 2 miliardi e 386 milioni di euro dell’export definitivo di armi transitato sui conti correnti bancari in Italia. Una conferma del fatto che Algeri risulta in assoluto, non solo nella classifica delle transazioni bancarie, il principale acquirente di armi italiane nel 2011, con 477,52 milioni di euro (9,08%), seguita da Singapore (395,28 milioni) e India (259,41 milioni).

 

Nell’Africa Subsahariana, il paese destinatario più significativo è il Kenya, con 8,5 milioni di euro.

 

Pubblicato su Nigrizia.it l 25 Maggio 2012

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