La forza francese Barkhane, dispositivo militare impegnato in Mali a partire dal 2014 (rimpiazzando la precedente operazione Serval), ha lasciato ieri il territorio del paese dell’Africa saheliana. Ieri gli ultimi uomini e mezzi hanno attraversato la frontiera che divide il Mali e il Niger.
I rapporti con la giunta militare al potere dall’agosto del 2020 si erano deteriorati da tempo e l’utilizzo da parte del governo di mercenari del gruppo privato russo Wagner in funzione anti-jihadista ha fatto precipitare gli accadimenti. La decisione e stata presa il 17 febbraio scorso e ci sono voluti 6 mesi per organizzare la partenza.
Un comunicato della presidenza Macron ribadisce che «la Francia rimane impegnata nel Sahel, nella regione del Golfo di Guinea e nella regione del lago Ciad». Il Niger mantiene una base aerea e l’appoggio di 250 soldati per le sue operazioni militari alla frontiera maliana. Il Ciad continua a ospitare una sede a N’Djamena. E Parigi conta di mantenere un contingente di forze speciali a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso.
La forza Barkhane, che è arrivata a disporre di circa 5mila uomini, verrà ora ridotta a 2500 soldati. In 8 anni sono stati 59 i militari francesi morti in operazioni di contrasto dei gruppi jihadisti.
Secondo France Presse, dall’inizio del 2022 sono oltre 2000 i civili uccisi dai jihadisti in Mali, Niger e Burkina Faso: più di quelli morti nel corso di tutto il 2021. Pertanto la situazione è tutt’altro che sotto controllo.