Sabato scorso, il primo ministro nigerino Ali Mahaman Lamine Zeine ha dichiarato che il Benin sta agendo in violazione di accordi commerciali presi con il Niger e con società cinesi. Zeine contesta la decisione beninese – annunciata la settimana passata – di impedire l’esportazione del petrolio nigerino tramite il blocco del carico delle navi petroliere in Benin.
I due paesi sono uniti commercialmente dall’oleodotto più grande dell’Africa continentale, lungo quasi 2mila chilometri. L’infrastruttura consente di far arrivare il petrolio dal Niger – che non ha uno sbocco sul mare – fino alla città portuale beninese di Sémè Kraké. L’acquirente finale è la compagnia cinese China National Petroleum Corp (CNPC).
Le affermazioni di Zeine sono arrivate in risposta alle dichiarazioni rilasciate il giorno precedente da Patrice Talon, presidente del Benin. Quest’ultimo aveva confermato la decisione di sospendere le operazioni di carico delle navi petroliere cinesi fino all’avvenuta riapertura della frontiera da parte del Niger. Talon rimprovera a Niamey di continuare a tenere chiuso il passaggio doganale, mentre il Benin l’ha già riaperto a fine febbraio, a seguito della levata delle sanzioni imposte dalla Comunità economica degli stati occidentali (ECOWAS/CEDEAO) contro il Niger per il colpo di stato del luglio scorso.