Gli Stati Uniti cercano di far valere il loro peso nelle relazioni con alcuni Stati africani, messe in difficoltà dalla rampante avanzata diplomatica ed economica di altri attori, Russia e Cina su tutti. Ѐ il caso dell’Etiopia, i cui rapporti con Washington si sono di molto raffreddati con lo scoppio della guerra civile nella regione del Tigray nel novembre 2020.
Così, dopo il vertice Usa-Africa dello scorso dicembre, la Casa Bianca mette in campo i suoi pezzi grossi nel continente. Dopo le recenti visite della first lady Jill Biden in Namibia e Kenya, e della segretaria al tesoro Janet Yellen in Senegal, Zambia e Sudafrica, è la volta del segretario di Stato Antony Blinken, in questi giorni in Etiopia e Niger.
Blinken lascerà il posto alla vicepresidente Kamala Harris che si recherà in Ghana (dal 26 al 29 marzo), Tanzania (dal 29 al 31 marzo) e Zambia (il 31 marzo e il 1 aprile). Entro la fine dell’anno, poi, anche il presidente Joe Biden dovrebbe atterrare sul suolo africano.
Gli sforzi per il rinvigorimento delle relazioni fanno leva su politiche usate da quasi tutte le amministrazioni statunitensi in Africa: diritti umani, finanziamenti, rapporti commerciali e militari.
E sono queste anche le questioni sollevate da Blinken nel suo viaggio in Etiopia, il 14 e 15 marzo. Il segretario di Stato ha elogiato il governo per “i significativi progressi nell’attuazione degli accordi di pace per il Tigray”, chiedendo però al primo ministro Abiy Ahmed un impegno più concreto nel percorso di riconciliazione nazionale.
Che per gli Stati Uniti significa permettere a una commissione d’inchiesta indipendente di indagare sulle atrocità commesse nei confronti dei civili da tutte le parti in conflitto – alcune dei quali portano i segni distintivi del genocidio -, e completare un “processo inclusivo e completo di giustizia di transizione”.
Washington ha limitato l’assistenza economica e di sicurezza all’Etiopia durante il guerra, un freno che non riguarda però l’assistenza umanitaria, per cui Blinken ha annunciato 331 milioni di dollari in nuovi aiuti.
Come elemento di pressione su Addis, in difficoltà sul piano economico-finanziario e commerciale per le ripercussioni del conflitto, viene utilizzato all’African Growth and Opportunity Act (Agoa) il programma commerciale che assicura ai paesi l’esenzione da dazi sulle esportazioni verso gli Stati Uniti, accordo molto vantaggiosi per il settore tessile dell’Etiopia, ma che per ora rimane sospeso.
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