Botswana: Boko giura da presidente e invita a non temere i migranti
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Migliaia di persone lo hanno accolto allo stadio di Gaborone
Botswana: Boko ha giurato come presidente e invita a non temere i migranti
Dalla sua vittoria arrivano due lezioni: è dentro l’agorà che ci si batte per le regole democratiche, senza essere accusati di brogli. E la seconda è il suo annuncio di volere legalizzare gli zimbabweani irregolari
08 Novembre 2024
Articolo di giba
Tempo di lettura 4 minuti

Dal fondo dell’Africa c’è un paese che offre una lezione. Anzi due. Si chiama Botswana.

Oggi Duma Boko ha prestato giuramento come nuovo presidente di questa piccola nazione. Sono trascorsi appena 9 giorni da quando il suo partito, l’Umbrella for Democratic Change (Udc) ha sconfitto il partito rimasto al potere per 58 anni con 11 elezioni vinte: il Botswana Democratic Party (Bdp).

Una vittoria schiacciante. L’Udc ha ottenuto 36 seggi in parlamento, rispetto ai soli 4 del Bdp che ha governato il Botswana, ricco di diamanti, sin dalla sua indipendenza dal Regno Unito, nel 1966.

Democrazia stabile

Boko ha 54 anni. Avvocato e difensore dei diritti umani, era alla sua terza corsa “presidenziale”. Si è insediato davanti a migliaia di persone allo stadio nazionale. «Il 30 ottobre, insieme, abbiamo messo alla prova la nostra democrazia, dimostrando ancora una volta la sua stabilità», ​​ha dichiarato.

E quando dallo stadio sono partiti i fischi all’indirizzo dell’ex presidente Mokgweetsi Masisi, Boko li ha stoppati, elogiando la «capacità di governare» del suo predecessore: «Per favore, dategli un po’ di affetto».

Masisi, in carica dal 2018, ha dimostrato come non sia così complicato adottare le banali e normali regole democratiche. Anche in Africa. Si è subito complimentato con il suo avversario senza sfoderare, ad arte, accuse di brogli e senza citare o mettere in campo la macchina del fango.

Boko ha apprezzato. Sa che la strada per lui e il suo governo sarà in salita (un recente sondaggio di Afrobarometro mostra che la disoccupazione è la preoccupazione più pressante per i cittadini). Ma il tranquillo passaggio democratico del potere è un primo passo importante.

E questa è la prima lezione che arriva da un paese di 2 milioni e 300mila abitanti: per il rispetto del gioco elettorale non è necessaria una rivolta. È dentro l’agorà che si fanno le battaglie.

La seconda lezione

Il Botswana, però, ci racconta anche un’altra storia. Arriva una seconda lezione da Gaborone. Ancora nel bozzolo, è vero. Ma Boko si dice convinto che diventerà presto una farfalla.

Il suo governo intende dare permessi temporanei di soggiorno e di lavoro a migliaia di immigrati arrivati irregolarmente dallo Zimbabwe negli scorsi anni. L’ha dichiarato lo stesso neo presidente in un’intervista al podcast della Bbc, Africa Daily. «Entrano e sono privi di documenti. Quindi il loro accesso ai servizi è limitato, e quello che poi fanno è vivere al di fuori della legge e commettere crimini. Quello che dobbiamo fare è regolarizzarli. Riconoscere che le persone dello Zimbabwe sono già qui», ha detto.

Numeri incerti

Non è chiaro esattamente quanti siano i cittadini zimbabweani in Botswana. Migliaia sono andati avanti e indietro da quando l’economia del loro paese è implosa per l’iperinflazione di due decenni fa. Alcuni hanno anche cercato rifugio politico.

Le statistiche disponibili mostrano che rappresentano il 98% dei “migranti irregolari”. Dati tratti dal podcast Africa Daily

La Bbc cita poi dei numeri forniti da un ministro del Botswana all’inizio di quest’anno: dal 2021 al 2023, su un totale di 13.489 registrati, 13.189 erano zimbabweani. Espletano mansioni che altrimenti non verrebbero svolte nel nostro paese. Quindi non c’è conflitto», ha detto Boko.

Il timore dell’immigrato

Conflitto. Un termine usato non a caso dal presidente. Sa di toccare, con i migranti irregolari, un tema controverso. E divisivo. Come lo è in molte altre parti del globo in questo momento.

L’anno scorso c’è stata in Botswana una reazione negativa alla proposta governativa di utilizzare le carte d’identità al posto dei passaporti per chi viaggia tra Botswana e Zimbabwe.

Il timore generale era che l’iniziativa avrebbe portato all’arrivo di più cittadini dal paese confinante. 

Ma Boko si mostra un politico che non ha paura, in questo momento, di perdere quel consenso conquistato nelle elezioni.

Afferma che la sua intenzione è quella di abbattere le barriere e «assicurarsi che tutti abbiano facile accesso, per portare idee e suggerimenti».

Se ci riuscirà, la sua sarà una lezione da esportare in molti paesi europei.

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