Il report della Global Initiative Against Transnational Organized Crime (Gi-Toc), uscito lo scorso dicembre, ha classificato il Mozambico come il paese africano maggiormente coinvolto nel traffico di cocaina, quasi tutta di provenienza brasiliana, così come di anfetamina ed eroina.
Le modalità di arrivo degli stupefacenti sono note agli investigatori: grandi imbarcazioni raggiungono i porti del nord del paese, soprattutto Pemba e Nacala, anche se i porti di Beira e Maputo non sono esenti dall’accogliere tali traffici.
La prima località di smercio della droga è la vicina Johannesburg, che possiede il più movimentato aeroporto del continente, nonché uno snodo intermodale di stoccaggio merci di enorme capacità, il City Deep Container Depot.
La prova degli intensi traffici di droga fra Brasile e Mozambico è costituita, fra l’altro, dall’arresto del brasiliano Fuminho (al secolo Gilberto Aparecido dos Santos) a Maputo, il 13 aprile del 2020 all’interno del Montyebello Indy Village, uno dei più lussuosi hotel della capitale mozambicana, vicino alla scuola italiana “Giovanni Falcone”.
Nonostante la crescita esponenziale della cocaina, anfetamina ed eroina continuano a detenere la preponderanza dei traffici di stupefacenti in Mozambico, con la novità di un consumo anche interno di cocaina, negli ultimi anni.
C’è un precedente
Ciò che però ha scosso l’opinione pubblica mozambicana, sin dallo scorso novembre, è stata la notizia secondo cui un parlamentare del Frelimo, il partito di maggioranza, sarebbe coinvolto in questo traffico, con il ruolo di “barone della droga”.
Non sarebbe la prima volta che ciò accade. Da anni si parla di coinvolgimenti ai massimi livelli della classe politica locale nel traffico di stupefacenti.
Nel 2010 Mohamed Bachir Sulemane, uno dei maggiori imprenditori del paese, era stato classificato dal Dipartimento del tesoro degli Stati Uniti come «barone della droga», i suoi conti esteri e le sue carte di credito internazionali bloccati. Non solo: nel più grande supermercato della città, il Maputo Shopping Center, di sua proprietà (valore circa 30 milioni di euro), non si poteva pagare con carte di credito, ma soltanto in contanti.
Bachir appartiene a quell’ala della comunità musulmana di origine asiatica da sempre vicina al Frelimo; in particolare, come testimonierebbero anche documenti di WikiLeaks di quegli anni, egli era amico personale dell’ex presidente Guebuza.
Accuse in parlamento
Oggi, lo scenario si ripeterebbe con un altro soggetto implicato in questi traffici. Ufficialmente non è dato sapere il nome del deputato coinvolto. Tuttavia, quel che il Servizio nazionale di investigazione criminale del Mozambico (Sernic) ha annunciato nel novembre scorso in una conferenza-stampa è piuttosto chiaro: un deputato della Zambezia del Frelimo sarebbe il punto di riferimento dei traffici di droga in tutta l’area centro-settentrionale del paese, avendo il controllo di un piccolo ma fondamentale porto di quella provincia, il porto di Macuse.
Nell’operazione sono stati arrestati un ufficiale della marina di guerra, addetto alla sicurezza del suddetto porto, e un professore di arte della locale scuola media, che si recava in alto mare con imbarcazioni probabilmente appartenenti al potente deputato, per prendere la droga e portarla in porto, dove trovava la copertura del militare arrestato.
Immediatamente, il deputato Venâncio Mondlane, della Renamo, maggior partito di opposizione, ha pronunciato un discorso infuocato in parlamento, accusando la presidente della massima assemblea legislativa del paese, e sostenendo che il barone della droga sarebbe uno dei vicepresidenti del parlamento.
Oltre a una peraltro scontata nota contro Mondlane da parte della maggioranza del Frelimo, nei giorni scorsi il parlamento ha però dato il via libera a un’indagine conoscitiva sul coinvolgimento del deputato della Zambezia nel traffico di droga.
Un’indagine che difficilmente porterà a risultati clamorosi, anche perché il Sernic, nel frattempo, smentendo sé stesso, ha dichiarato che nessun deputato sarebbe coinvolto nel traffico di stupefacenti…
Significa che la macchina del Frelimo, fatta di coperture e connivenze, è già all’opera. Ma la comunità internazionale, soprattutto gli Stati Uniti, sono particolarmente sensibili su questo fronte e gli Usa sono alleati essenziali per lo sopravvivenza economico-finanziaria del Mozambico.