Brexit in salsa Sahel - Nigrizia
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L'uscita di Mali, Burkina Faso e Niger dall'Ecowas rischia di coinvolgere direttamente milioni di loro cittadini residenti nei paesi costieri. Nigeria, Senegal e Costa d'Avorio potrebbero trovarsi con un'arma di ricatto e pressione nei confronti delle tre giunte militari
Brexit in salsa Sahel
30 Gennaio 2024
Articolo di Roberto Valussi
Tempo di lettura 2 minuti

No, non è proprio come la Brexit. Ma il paragone può aiutare ad inquadrare l’evento. 

La scorsa domenica, Mali, Burkina Faso e Niger hanno comunicato la loro uscita dall’Ecowas (la comunità degli stati dell’Africa occidentale) con effetto immediato. Che poi dovrebbero dare un anno di preavviso – stando alle regole – ma per ora non ci soffermiamo sui dettagli procedurali. Andiamo al sodo (politico). Lo fanno perché reputano l’organizzazione regionale un altro strumento con cui l’Occidente tira le fila dei paesi africani. 

Che i tre stati meditassero di andarsene era cosa nota. Già nel settembre scorso, avevano creato una mini-unione a tre, detta Alleanza degli stati del Sahel (Aes, nel suo acronimo francese), lasciando presagire gli sviluppi degli ultimi giorni. Che lo facessero adesso – nel mezzo di negoziazioni tra Niger e delegazione Ecowas sulla data del ritorno alle elezioni – non se lo aspettavano in molti.  Mentre attendiamo dettagli sulla modalità con cui si consumerà questa rottura annunciata, ci permettiamo di porre l’accento su un aspetto in particolare: la potenziale fine della libertà di movimento di persone e merci di Aes nello spazio Ecowas. 

Non è un affare da poco. Mali, Burkina Faso e Niger sono paesi di emigrazione; i loro cittadini si trovano ai quattro cantoni dello spazio Ecowas, in cui finora girano liberamente, senza bisogno di alcun visto. Sarà da vedere se l’uscita avrà un impatto su queste moltitudini di gente (stiamo parlando di milioni di persone). 

È facile pensare che l’avrà. Ed è ragionevole ipotizzare che fornirà un’arma di ricatto agli stati che accolgono i migranti saheliani, come Costa d’Avorio, Senegal, Ghana e Nigeria. Quest’ultimi sono i tradizionali punti d’approdo della migrazione saheliana. E sono anche i paesi dominanti al livello di Ecowas. Date le circostanze, sarebbero legittimati ad applicare un nuovo regime di leggi migratorie, ostili ai cittadini della zona Aes. Potrebbero espellerli (assai improbabile) o chiedergli più soldi e tempo per concedergli un permesso di soggiorno (più pensabile). L’arma di ricatto non potrebbe comunque essere usata a dismisura. I cittadini saheliani sono talmente numerosi da essere fondamentali per gli stessi paesi costieri. Perciò non ci si può permettere  di maltrattarli eccessivamente. 

Insomma, c’è molto da appurare e vedere. La partita post-Cedeao è appena cominciata.

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