Dare fuoco ai rifiuti è praticamente una regola nella maggior parte dei paesi dell’Africa subsahariana. Se la cosa è nota a livello empirico, oggi ci sono dati specifici a dare la misura di questa prassi.
Che, bisogna comunque dirlo, è condizionata da una cattiva o assente politica della gestione dei rifiuti.
Il rapporto della Lloyd’s Register Foundation basato sui dati Gallup e appena pubblicato, parla chiaro: la combustione all’aperto è il metodo di smaltimento dei rifiuti primari più diffuso in Africa rispetto a qualsiasi altra regione del mondo.
Nei paesi dell’Africa orientale e centro-occidentale, almeno una famiglia su tre dichiara di usare questo metodo. Nel primo caso il tasso è del 41%, nel secondo del 34%. L’unica regione con un tasso simile è il Sud-Est asiatico (32%).
I paesi dell’Africa meridionale sono al 28% mentre quella del Nord all’8%. Un fenomeno più raro nei paesi ricchi, dove si registra una prevalenza del 7%, 2% e 1% rispettivamente tra le famiglie dell’America Latina, del Nord America e dell’Europa occidentale.
La nazione dell’Africa meridionale dello eSwatini ha la più alta prevalenza di incendi a cielo aperto nel mondo, pari al 77% della popolazione. Ciad, Uganda, Malawi e Kenya sono gli altri paesi africani dove oltre il 50% delle famiglie brucia i propri rifiuti all’aperto.
Pericolo plastica
A livello globale, la plastica e i rifiuti alimentari rappresentano la percentuale più alta degli scarti. La plastica, in particolare, è il materiale più comune buttato via nei paesi ad alto reddito.
Tuttavia è nei paesi a basso reddito che questa genera montagne di rifiuti che si vanno poi a concentrare negli spazi urbani così come nelle aree rurali e molto spesso arrivano fino ai fiumi e ai mari.
Anche la plastica subisce l’operazione di smaltimento attraverso il fuoco con gli evidenti effetti sull’ambiente a causa del rilascio di diossine e idrocarburi.
Seppure i paesi ad alto reddito producono più rifiuti da plastica hanno le infrastrutture e la capacità per gestire tali rifiuti e di riciclarli, cosa di cui spesso non dispongono i paesi a basso reddito.
Una nota a vantaggio di questi ultimi è una forma di riciclo alternativo: le bottiglie di plastica, ad esempio, vengono riutilizzate per altri contenuti e raccogliere la plastica genera un po’ di denaro per chi vi si dedica.
In questi casi viene messa in atto una grossolana raccolta differenziata il cui scopo evidentemente non è la difesa dell’ambiente bensì pragmatico.
Divario tra aree urbane e rurali
La raccolta statale è il metodo di smaltimento più comune (44% dei rifiuti globali), ma esiste un divario significativo nella raccolta tra aree urbane e rurali.
Divario che diventa più netto man mano che il livello di reddito del paese diminuisce. Nei paesi a basso reddito, il 39% delle famiglie nelle città si avvale della raccolta pubblica o di società private dei rifiuti, rispetto ad appena il 2% nelle zone rurali.
L’Europa, per esempio, non presenta disparità nella raccolta dei rifiuti tra città e aree rurali ma il divario tra città e campagna in Africa meridionale e orientale, è superiore al 50%.
E in molti paesi la raccolta dei rifiuti domestici nelle zone rurali è praticamente inesistente. Ad esempio nella Repubblica democratica del Congo, Uganda, Liberia, Mozambico, Zimbabwe, Mali.
Minaccia per ambiente e salute
Come affermato dalla Banca mondiale, “i rifiuti mal gestiti stanno contaminando gli oceani del mondo, intasano gli scarichi e causano allagamenti, trasmettono malattie … aumentano i problemi respiratori a causa delle particelle sospese nell’aria dalla combustione, danneggiano gli animali che inconsapevolmente consumano tali rifiuti e influenzano lo sviluppo economico…”
Paradossalmente il continente africano è quello che produce meno rifiuti al mondo, tra zero e 0.99 chilogrammi pro capite al giorno. Oltretutto i rifiuti dei paesi africani sono perlopiù cibo e green waste (rifiuti verdi) mentre nei paesi occidentali (ma anche in America Latina e Sud-Est asiatico) si producono maggiormente rifiuti riciclabili secchi.
Gli incendi all’aperto rappresentano d’altra parte un rischio per la sicurezza pubblica perché possono portare a “incendi accidentali e contaminazione del suolo e dell’acqua” e – come afferma il report – peggiorano il riscaldamento globale rilasciando più carbonio nell’atmosfera.
Bruciare i rifiuti a cielo aperto è illegale in molti paesi, compresi molti paesi africani, ma questo non scoraggia le popolazioni a continuare con tale pratica. D’altra parte, come potrebbero fare?
Alcuni li sotterrano in angoli fuori casa o li portano in discariche improvvisate, ma quando queste sono troppo piene allora si dà fuoco per fare spazio ai rifiuti che continueranno ad arrivare.