Rapporti sempre più tesi tra la giunta militare al potere in Burkina Faso e la Francia dopo l’espulsione, decretata ieri, di tre diplomatici francesi, due dei quali sarebbero consiglieri politici.
Senza fornire spiegazioni ufficiali sui motivi della decisione, le autorità hanno dato a Gwenaelle Habouzit, Herve Fournier e Guillaume Reisacher 48 ore per lasciare il paese saheliano.
In una lettera del ministero degli Esteri visionata dalle agenzie di stampa Reuters e Agence France-Presse (AFP), si legge che i tre sono accusati di non meglio precisate “attività sovversive”. Citando una fonte con conoscenza diretta della situazione, Reuters afferma che la loro espulsione è dovuta a incontri avuti con i leader della società civile.
La mossa segna un ulteriore passo nella politica di allontanamento dall’ex potenza coloniale, iniziato subito dopo il golpe del settembre 2022 con la cacciata delle truppe francesi, la sospensione di alcuni media francesi e con ripetute accuse di spionaggio nei confronti di funzionari d’oltralpe.
Su quest’ultimo fronte i primi a lasciare il paese, nel dicembre 2022, furono due cittadini francesi che lavoravano per un’azienda burkinabé, accusati di spionaggio. Con la stessa accusa il 1° dicembre scorso sono stati arrestati quattro agenti dell’intelligence di Parigi, il Servizio di informazioni all’estero (DGSE), tutt’ora detenuti ai domiciliari a Ouagadougou.
Sulla scia delle giunte militari golpiste di Mali e Niger, anche il Burkina Faso si è progressivamente avvicinato alla Russia per ottenere sostegno nella lotta ai movimenti jihadisti. Un drastico cambio di rotta che ha portato a un allontanamento da Parigi e che ha sancito anche un’alleanza fra i tre paesi del Sahel.