Sabato scorso, il Ministro della Comunicazione burkinabé Rimtalba Jean Emmanuel Ouedraogo ha commentato duramente il report di Human Rights Watch (Hrw) pubblicato il 25 aprile, sul massacro avvenuto esattamente due mesi prima nel nord del Burkina Faso. L’organizzazione internazionale sostiene che l’esercito regolare e i Volontari di difesa per la patria (Vdp) siano i responsabili dell’uccisione di 179 persone nel villaggio di Soro e di altre 44 a Nondin, nella provincia di Yatenga. Tra le vittime si conterebbero almeno 56 bambini. L’eccidio avrebbe preso la forma di una rappresaglia contro i civili accusati di collaborazionismo con le forze legate al terrorismo di matrice islamica. HRW lo ha definito «uno dei peggiori abusi dell’esercito» nel paese degli ultimi dieci anni.
Ouedraogo ha dichiarato che «mentre un’inchiesta è in corso per stabilire i fatti e identificare gli autori, HRW è stata capace, con immaginazione sconfinata, di identificare i colpevoli e pronunciare il suo verdetto», al fine – ha aggiunto il ministro – di «gettare discredito sulle nostre forze combattenti». In reazione alla pubblicazione della notizia del report di HRW, già la settimana scorsa le autorità burkinabé avevano sospeso per due settimane la licenza di trasmissione accordata a BBC, Voice of America, TV 5 Monde ed altri quattro gruppi mediatici.
Non è la prima volta che organizzazioni internazionali per la protezione dei diritti civili e umani puntano il dito contro le autorità militari locali. HRW e Amnesty International hanno pubblicato varie inchieste riguardo a stragi di civili compiuti in Burkina con dinamiche simili negli ultimi due anni, da quando la giunta militare di Ibrahim Traoré ha fatto della sconfitta del terrorismo la sua prioritù numero uno.
Dal 2015, il Burkina Faso è alle prese con una lotta al jihadismo che ha portato a migliaia di vittime (7,000 solo nel 2023) e 2 milioni di rifugiati interni. Lo stesso governo burkinabé ha dichiarato a inizio anno che circa il 40% del territorio nazionale è controllato da gruppi terroristici. L’insofferenza per lo stato di insicurezza diffusa è stata una delle scintille che ha causato il rovesciamento golpista del regime presidenziale di Roch Marc Kaboré nel 2022.