Continuano le frizioni tra il Burkina Faso e il fronte occidentale.
Le autorità di transizione del paese hanno richiesto la sostituzione di Luc Hallade, l’ambasciatore francese a Ouagadougou.
Lo riporta Jeune Afrique, secondo cui una lettera di richiesta ufficiale sarebbe arrivata al Quai d’Orsay (sede del Ministero degli esteri francese) a fine dicembre. L’ambasciatore non vi era definito persona non grata, ma la domanda per un «cambio d’interlocutore» era abbastanza chiara: il Burkina Faso è stufo di Hallade.
Con lui, di stanza a Ouagadougou dal 2019, le relazioni si erano già increspate lo scorso luglio. L’ambasciatore aveva attirato numerose critiche nel suo paese oste, dopo aver dichiarato al Senato francese che la grave crisi securitaria burkinabè non era un «conflitto endogeno», ma «in realtà una guerra civile».
Da allora, i rapporti con l’Ambasciata non sono affatto migliorati. Il picco negativo è arrivato il 2 ottobre scorso, nel bel mezzo del golpe militare di Ibrahim Traoré. In quella giornata, l’Ambasciata e l’Istituto di Cultura francese a Ouagadougou sono stati attaccati da manifestanti burkinabé.
Degli episodi che offrono un’ulteriore conferma della volontà del Burkina di staccarsi dall’orbita della Francia, il suo ex padrino coloniale. Quanto lontano voglia andare risulta invece meno chiaro. In particolare rimane da vedere se la giunta militare di Traoré abbia deciso di appoggiarsi alla Russia – e agli annessi servigi di Wagner – al pari del Mali.
Washington lascia fuori il Burkina
Nella stessa ottica internazionale, possiamo inquadrare l’annuncio proveniente dall’altro lato dell’Atlantico. Domenica, gli Stati Uniti hanno comunicato l’esclusione del Burkina Faso da un programma di commercio preferenziale tra Washington e la maggior parte dei paesi africani. Lo ha reso noto il Rappresentante al Commercio degli Stati Uniti (USTR), spiegando che la decisione è stata presa in seguito ai «cambiamenti incostituzionali» avvenuti in Burkina.
La Legge sulle Opportunità e la Crescita Africana (The African Growth and Opportunity Act o AGOA), prevede l’importazione senza tariffe doganali per merci provenienti da paesi dell’Africa subsahariana. L’accesso al programma è però subordinato al rispetto di determinati criteri, tra cui la presenza del pluralismo politico. Con due colpi di stato in otto mesi nel 2022, il Burkina Faso è stato dunque lasciato fuori.
Le autorità di transizione a Ouagadougou hanno reagito confermando il loro piano di tornare ad un regime civile, entro il luglio 2024, come da accordo stipulato con la Comunità Economica degli Stati dell’Africa occidenale (CEDEAO).