Nell’arco di tre settimane, dopo il colpo di stato messo a segno nella notte tra il 30 settembre e il 1° ottobre, il capitano Ibrahim Traoré ha nominato un governo di transizione che ha lo scopo, entro 18 mesi (luglio 2024), di condurre il Burkina Faso al voto e di ristabilire l’ordine costituzionale.
A tre militari sono stati assegnati i ministeri della difesa, dell’amministrazione territoriale e sicurezza, dell’ambiente. Il nuovo esecutivo conta 23 ministri, 5 dei quali erano già al governo quando a comandare era il colonnello Paul-Henri Sandaogo Damiba che lo scorso 24 gennaio aveva rovesciato il presidente eletto Marc Khristian Kaboré.
Venerdì scorso, Ibrahim Traoré, presidente della transizione, ha nominato primo ministro Joachim Kyelem de Tembela, un avvocato di 64 anni, direttore del Centro di ricerche internazionali e strategiche.
Il filo conduttore di entrambi i colpi di stato è il progressivo degradarsi, da qualche anno a questa parte, della situazione securitaria nel nord del paese. Anche il Burkina Faso deve fare i conti con i gruppi jihadisti che controllano ampie aree del nord e lanciano continui attacchi.
E infatti Traoré – come già il colonnello Damiba e come già il presidente Kaboré – ha ribadito di voler rilanciare la lotta anti-jihadista. E ha lanciato due campagne di reclutamento, che paiono avere un intento più che altro simbolico.
Innanzitutto sta arruolando nuovi soldati per rafforzare i ranghi dell’esercito: si punta a 3.000 militari. E in secondo luogo vuole reclutare 50mila volontari. Questa campagna è iniziata lunedì scorso e non ha ancora dei contorni ben definiti. Quello che si sa è che i volontari saranno ausiliari delle forze di sicurezza, riceveranno una formazione di due settimane e poi imbracceranno il fucile.