Il procuratore generale Sylvestre Nyandwi, in accordo con il ministero della giustizia del Burundi, ha firmato il 21 aprile scorso l’ordine di cattura dell’ex primo ministro Alain-Guillaume Bunyoni, arrestato il giorno stesso e condotto in carcere.

Non si conoscono le accuse mosse nei suoi confronti.

Premier da giugno 2020 a settembre 2022, Bunyoni venne licenziato dal presidente Evariste Ndayishimiye che sospettava che il politico, membro di spicco del partito al potere (Ncdd-Fdd) e stretto alleato del defunto presidente Pierre Nkurunziza, complottasse di organizzare un colpo di stato.

L’ex primo ministro era stato accusato di aver monopolizzato interi settori dell’economia burundese nel settore dei minerali, del petrolio e dei passaporti. Alcuni analisti politici affermano che la sua rimozione dall’incarico fu in gran parte dovuta alle sue continue dichiarazioni pubbliche contro Ndayishimiye.

Bunyoni era sotto sanzioni statunitensi dal 2015 per il suo ruolo nella violazione dei diritti umani durante le violenze scatenate da Nkurunziza contro gli oppositori, in seguito alla sua decisione di cercare un terzo mandato non previsto dalla Costituzione.

La violenza che allora scoppiò provocò la morte di oltre mille civili, costringendo 400mila persone a fuggire all’estero. Durante i disordini Bunyoni era ministro della sicurezza interna.

Arresti e repressione del dissenso sono peraltro pratiche ancora oggi largamente utilizzate dal regime in Burundi, paese di 11 milioni di abitanti, considerato uno dei più poveri del mondo.