È un messaggio che non lascia spazio a interpretazioni quello che la Conferenza episcopale del Burundi (CECAB) ha fatto leggere in tutte le chiese del paese ieri, in occasione della messa domenicale della terza domenica di Pasqua. Una dura denuncia nei confronti del governo, con lo sguardo alla preparazione delle elezioni del maggio 2025.
In riferimento alle parole di Gesù «la pace sia con voi», i vescovi hanno individuato quattro ambiti di azione: “consolidamento della fiducia reciproca in un’amministrazione che ascolta e serve tutti, riforma dell’organo di governo della giustizia, consolidamento della sicurezza protettiva della persona umana e affrontare il problema della povertà nel paese”.
In sostanza i vescovi denunciano gli eccessi autoritari dell’attuale potere, la volontà di instaurare un sistema monopartitico, la giustizia subordinata alla politica, il perdurare delle esecuzioni extragiudiziali e delle sparizioni forzate, e l’impoverimento dell’intera popolazione.
“Sappiamo dal passato del nostro paese – scrivono i vescovi – come il Burundi sia ripetutamente sprofondato nella violenza a seguito dell’esclusionismo e della ricerca esagerata di potere. Anche oggi, questo rimane per noi motivo di preoccupazione poiché ci sono segnali di coloro che vorrebbero riportarci al vecchio sistema politico monopartitico”.
“È quindi necessario rafforzare un regime che dia spazio a tutti i gruppi politici, compresi quelli di opposizione al partito al potere, per consentire a tutti i cittadini di esprimere le proprie idee attraverso i media dello stato, l’organizzazione e lo svolgimento di comizi nel rispetto con la legge, senza alcun ostacolo”.
“Constatare che nel nostro paese ci sono persone orribilmente assassinate o rapite e scomparse per motivi politici o altri macabri interessi, fa rabbrividire”, si legge ancora.
Riguardo alla povertà diffusa, i vescovi invitano il governo a “studiare a fondo la questione”, stabilendo meccanismi di monitoraggio e valutazione.
Inoltre, “affinché la popolazione possa condurre una vita pacifica, senza disperazione, è necessario che le autorità competenti garantiscano scrupolosamente il bene comune e che gli autori di malversazioni siano arrestati e puniti pubblicamente a norma della legge”.
E proprio la corruzione e le pressioni politiche nel sistema giudiziario sono tra i temi toccati nel messaggio, in cui i vescovi riportano la preoccupazione di alcuni funzionari della giustizia per la loro incolumità, denunciando pressioni e “molestie da parte di alcuni dirigenti che li costringono a infrangere la legge invece di difendere la verità e la giustizia”.
Ma, avvertono poi, la questione della giustizia riguarda anche le modalità di assunzione a livello statale. “Ci giungono lamentele da parte di diverse persone secondo cui l’accesso al lavoro non tiene conto delle conoscenze, del know-how o delle capacità professionali, ma è condizionato dal solo criterio dell’attivismo nel partito al governo e/o dalla capacità di pagare tangenti”.
“Questa pratica corrotta – avvertono – porta all’incompetenza e alla mancanza di produttività, alla remunerazione di persone pigre e saccheggiatrici dello stato, rendendo così endemica la pratica della corruzione”.
Niente di nuovo purtroppo per il paese, passato con continuità, nel 2020, dal feroce regime del presidente Pierre Nkuruziza a quello del generale Evariste Ndayishimiye, anche lui alto dirigente del Consiglio Nazionale per la Difesa della Democrazia – Forze per la Difesa della Democrazia (CNDD-FDD), partito che di fatto governa il paese dal 2005.