Il 21 marzo l’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (Ohchr) ha espresso profonda preoccupazione per «la crescente repressione» delle voci critiche in Burundi, a seguito della recente detenzione di cinque difensori dei diritti umani e l’incarcerazione di una giornalista.
I difensori dei diritti umani – Sonia Ndikumasabo, Marie Emerusabe, Audace Havyarimana, Sylvana Inamahoro e Prosper Runyange – sono stati arrestati il 14 febbraio in relazione al loro lavoro sui diritti umani. Il 15 marzo, la Corte d’Appello ha confermato la decisione dell’Alta Corte di tenerli in detenzione in attesa del processo. Le cinque persone sono state accusate di ribellione, compromissione della sicurezza interna e compromissione del corretto funzionamento delle finanze pubbliche.
«Queste accuse sembrano basarsi esclusivamente sulla loro associazione con una ong internazionale per i diritti umani, Avocats sans Frontières, vietata dalla legge del Burundi», ha detto la portavoce dell’Ohchr.
Attacco alla libertà di stampa
Questa repressione della società civile arriva in un momento in cui anche Bujumbura sta esercitando un attacco alla libertà di stampa.
Ne è un esempio il caso di Floriane Irangabiye, una giornalista che ha trascorso più di sei mesi in prigione semplicemente per aver svolto il suo lavoro. È stata arrestata nell’agosto dello scorso anno, mentre era in visita in Rwanda, per un’intervista radiofonica che aveva condotto con altri due burundesi residenti all’estero: un collega giornalista e un difensore dei diritti umani.
Il 2 gennaio 2023 è stata condannata a 10 anni di carcere e multata di un milione di franchi burundesi (circa 500 dollari) per presunta compromissione dell’integrità del territorio nazionale.
«La repressione della società civile, spesso basata su una legislazione incompatibile con gli obblighi dello stato in materia di diritti umani, è stata una tendenza costante in Burundi sin dalla crisi elettorale del 2015, che ha costretto molti difensori dei diritti umani e giornalisti all’esilio», ha aggiunto Hurtado.
Di fronte a questa repressione per mettere a tacere le voci critiche del paese, i servizi dell’Alto Commissario Volker Türk esortano le autorità burundesi a rispettare la libertà di espressione e a rilasciare queste persone. Si tratta, quindi, di annullare le accuse mosse nei loro confronti derivanti da comportamenti tutelati a difesa dei diritti umani.
Chiedono inoltre a Bujumbura di creare un ambiente sicuro e favorevole al lavoro dei difensori dei diritti umani e dei giornalisti, libero da intimidazioni e rappresaglie. È anche importante rivedere le leggi sui media e sulle organizzazioni non profit, in modo che siano conformi agli standard internazionali.
.