Per un leader che ha 91 anni di età, 12 mesi in più possono essere cruciali. Nel male, ma a quanto pare anche nel bene. Basta prendere il Camerun di Paul Biya, il capo di stato più anziano al mondo, nato nel 1933 e alla guida del paese dal 1982. In settimana l’Assemblea nazionale del paese dell’Africa centrale, composto a stragrande maggioranza da deputati della formazione di Biya, ha approvato una legge di iniziativa presidenziale che proroga di un anno il mandato di parlamentari e consiglieri comunali, da marzo 2025 a marzo 2026. Ne consegue che le elezioni locali e legislative che si sarebbero dovute svolgere a febbraio del prossimo anno si terranno invece fra due anni e, soprattutto, dopo le consultazioni presidenziali, in calendario a ottobre 2025.
Déjà vu
Non è la prima volta che in Camerun si verifica un’evoluzione del genere. Il governo ha prolungato di un anno il mandato di legislatori e amministratori locali e spostato la data delle elezioni di conseguenza già nel 2012 e nel 2018. Praticamente è la terza volta consecutiva che si assiste a una dinamica simile.
La motivazione ufficiale di questa modifica del calendario elettorale è principalmente di natura economico-logistica, come riporta una nota ufficiale del governo. L’obiettivo è quello di meglio distribuire le occasioni di voto, che nel 2025 sarebbero state ben quattro. «A parte a parte l’elezione dei consiglieri regionali – si legge nel comunicato -, le altre elezioni che sono a scrutinio diretto, richiedono un notevole impegno umano, materiale e finanziario». Il riferimento è qui, dunque, alle elezioni presidenziali, legislative e per i consiglieri comunali.
Costi e benefici
A fare i conti ci ha pensato poi Cameroon Tribune, testata di proprietà del governo. Giusto per fare degli esempi, nel 2022 le elezioni presidenziali da solo sono costate circa 22 miliardi di franchi Cfa, circa 33,5 milioni di euro, mentre le legislative e le municipali del 2020 sono pesate sulle casse dello stato per 20 miliardi in valuta locale, l’equivalente di poco più di 30 milioni di euro. Organizzare il voto è quindi «costoso», chiosa il Tribune, che elogia la decisione del parlamento.
Le opposizioni del paese sospettano però che la misura abbia mire abbastanza diverse dal voler salvaguardare i bilanci dello stato. L’ordinamento del Camerun stabilisce che un candidato alla presidenza può provenire solo da partiti che abbiano almeno un rappresentante in Parlamento e almeno un funzionario eletto nel territorio del paese. Questo non è il caso del Movimento per la rinascita del Camerun (MRC), la formazione che a oggi esprime il più serio candidato delle opposizioni al voto delle presidenziali, quel Maurice Kamto che nel 2018 arrivò secondo dietro il presidente con il 14% delle preferenze.
L’intoppo
L’MRC ha però boicottato le elezioni locali e legislative del 2020 lamentando brogli certi, viste le frodi che si erano verificate durante il voto per le presidenziali di due anni prima, sempre secondo la denuncia del partito di opposizione. Il risultato finale di questo processo è che a oggi l’MRC non dispone dei rappresentanti necessari per poter presentare la candidatura, non avendo funzionari locali eletti. Esistono delle alternative ma finora non sono mai riuscite a far candidare un aspirante alla presidenza, stando a quanto riportano diversi media concordanti. Su tutte, una possibilità è quella di ottenere una firma di sostegno da almeno 300 figure di alto profilo, come leader religiosi o tradizionali o politici di primo piano come degli ex ministri.
Strade tutto sommato percorribili comunque, secondo Joseph Emmanuel Ateba, segretario generale delle comunicazioni dell’MRC citato dall’emittente francofona Radio France Internationale (RFI).
Diversi altri partiti di opposizione invece, non hanno accolto positivamente il provvedimento. «Le carte dicono che il mandato può essere prorogato se il paese si trova di fronte a una situazione di grave crisi, e tutti noi sappiamo che queste non sono le condizioni del Camerun adesso», ha denunciato Adamou Koupit, deputato dell’Unione democratica del Camerun (UDC).
La candidatura di Biya alle presidenziali del prossimo anno non è stata ancora comunicata ufficialmente. Analisti locali e internazionali concordano però sul fatto che, a oggi, non ci sono elementi che facciano pensare a una sua rinuncia alla candidatura. Lo statuto del suo partito, il Raggruppamento democratico del popolo camerunese (RDPC), stabilisce che a concorrere al ruolo di capo dello stato sia leader del partito, altra funzione che Biya incarna in modo stabile. Qualora dovesse comunque andare alle elezioni e vincere, finirà il suo mandato all’età di 98 anni.