Italarmi / Relazione della Presidenza del Consiglio ed export armi 2012
I primi 4 gruppi detengono quasi il 93% del mercato. Spicca il Gruppo Bnp Paribas con oltre un miliardo di euro. Al terzo posto, il Gruppo Unicredito (19,59%) che torna ai vertici della classifica nonostante le promesse di dismissione. Nel 2012, il valore delle operazioni autorizzate alle banche è stato di 2 miliardi e 761 milioni di euro. Il valore globale delle licenze di esportazione autorizzate supera, invece, i 4 miliardi di euro.
Si concentra sempre più in pochi istituti di credito il business “Banche armate”. I primi tre gruppi della classifica, elaborata sulla Relazione del ministero dell’economia e delle finanze (Mef), controllano l’84,5% delle transazioni (il 75,15% nel 2011). Se consideriamo la quarta banca classificata, Barclays bank Plc, la percentuale sfiora il 93%. Un oligopolio che lascia le briciole ai rimanenti istituti.
Al vertice si consolida il Gruppo Bnp Paribas che passa dai 714 milioni (29,94%) del 2011 al miliardo e 50 milioni dell’anno scorso (38,04%). In particolare, la succursale italiana della banca francese ha realizzato, da sola, 941,8 milioni, mentre la Banca nazionale del lavoro (altra banca del gruppo) ha accreditato 108,5 milioni di euro.
Al secondo posto si conferma il colosso tedesco Deutsche Bank, che passa dai 664,4 milioni del 2011 ai 743 milioni dell’anno scorso.
Un’amara sorpresa, invece, al terzo posto. Mandando al macero tutti i buoni intenti di uscire dal business, ritorna prepotentemente in pista il Gruppo Unicredito che dai 178 milioni del 2011 è salito fino ai 540,8 milioni del 2012 (19,59%).
Al quarto posto si rinsalda, appunto, Barclays bank Plc con 232,6 milioni pari al 7,75% del valore complessivo delle autorizzazioni rilasciate per lo svolgimento di transazioni bancarie.
Questi dati emergono dalla tabella estrapolata dalla Relazione del Mef, che integra la più ampia Relazione predisposta dal governo sull’export di “materiali d’armamento” nel 2012 e che è stata trasmessa alle Camere, dall’attuale presidente del consiglio Enrico Letta, il 18 giugno, anche se predisposta dal precedente esecutivo Monti. Relazione – ad oggi non ancora resa pubblica, come prassi, nei siti istituzionali ufficiali – che, in base alla legge 185 del 1990, doveva essere consegnata in Parlamento entro la fine di marzo. Ma, pare, essere rimasta nei cassetti ministeriali tutto questo tempo per baruffe interne all’esecutivo tra Farnesina e palazzo Chigi.
In base alla relazione del ministero, nel 2012 sono state rilasciate, complessivamente, 1.415 (1.720 nel 2011) autorizzazioni allo svolgimento di transazione bancarie, il cui valore complessivo è stato di 4.012(4.099 nel 2011) milioni di euro.
Torna a salire il valore dell’export definitivo di materiale di armamento autorizzato dal Mef: 2.761 milioni. Dopo il picco di 3.794,8 milioni di euro del 2009, c’erano state le flessioni del 2010 (3.046 milioni) e del 2011 (2.386 milioni),
È bene precisare che i dati pubblicati nella tabella segnalano solo quante volte e per quali importi una banca accredita sui conti correnti a un proprio cliente soldi che questo ha guadagnato vendendo armi all’estero. Operazioni bancarie che devono essere notificate al ministero che provvede, poi, a rilasciare l’apposita autorizzazione. L’istituto di credito funziona, insomma, da soggetto incassatore.
Si ridimensiona il peso dell’Africa nelle transazioni bancarie: 235,7 milioni, pari all’8,53% del totale (contro il 18,32% del 2011 e il 14,26% del 2010). Domina la classifica, ancora una volta, l’Algeria, che da sola vale quasi l’8% dei 2 miliardi e 761 milioni di euro dell’export definitivo di armi transitato sui conti correnti bancari in Italia.
Export militare in Africa
Una conferma del fatto che Algeri risulta ancora una volta – e non solo nella classifica delle transazioni bancarie – tra i principali acquirenti di armi italiane: nel 2012 262,8 milioni di euro pari al 6,32% del valore globale delle licenze di esportazione autorizzate (4 miliardi 160 milioni di euro).
Ma la percentuale algerina sale se si sottrae dal totale delle licenze la cifra (1,4 miliardi) destinata ai “programmi governativi di cooperazione internazionale” (denaro utilizzato, ad esempio, per i caccia Eurofighter, per le fregate Fremm, per le navi Orizzonte, per gli elicotteri EH-101 e NH-90 e il controverso F35). L’export si abbasserebbe a 2.752,5 milioni e la percentuale algerina salirebbe a 9,5%. In testa spiccherebbe Israele (472,9 milioni; 17,2%) seguito dagli Stati Uniti (419,2 milioni; 15,2%).
Nell’Africa Subsahariana, il paese che spicca il volo è il Ciad. A N’Djamena sono stati venduti nel 2012 armamenti per quasi 88 milioni di euro. Le cronache raccontano di due aerei (C-27J Spartan con parti di ricambio) da trasporto tattico ceduti al governo del Ciad da Alenia Aeronautica. Paese, quest’ultimo, che sappiamo come stia tuttora vivendo una fase politica instabile e per nulla pacificata. Elementi che avrebbero dovuto impedire, in base alla 185/90, la vendita di armamenti al paese. Lo stesso dicasi per i 24 milioni di euro in armi trasferiti nell’Egitto della rivoluzione araba e per i 20 milioni alla caotica Libiadel post-Gheddafi. Contraddizioni ignorate dal nostro esecutivo.
La vendita a N’Djamena ha portato, l’anno scorso, il valore delle autorizzazioni all’Africa subsahariana a 90,6 milioni di euro, più del doppio rispetto al 2011 (41,8 milioni).
Aziende
Per quanto riguarda le aziende esportatrici, nel 2012 ha primeggiato come volume finanziario l’Alenia Aermacchi (Gruppo Finmeccanica) con il 31,82% pari a 1,3 miliardi di euro; seguita da Agusta Westland (Gruppo Finmeccanica ) con il 18,15%, pari a 755,2 milioni; e da Selex Galileo (Gruppo Finmeccanica) con il 10,08%, pari a 419,3 milioni.
Classifica, com’era facilmente pronosticabile, dominata da aziende del colosso armiero Finmeccanica.
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