Capo Verde, fra nuova criminalità ed emarginazione sociale - Nigrizia
Capo Verde Politica e Società
Criminalità cresciuta del 33% nel 2021
Capo Verde, fra nuova criminalità ed emarginazione sociale
L’arcipelago costretto a fare i conti con un’insolito aumento di reati contro la persona e il patrimonio, frutto di un sempre maggiore disagio giovanile e di fallimentari politiche securitarie portate avanti dall’attuale governo
03 Maggio 2022
Articolo di Luca Bussotti
Tempo di lettura 4 minuti

Capo Verde, il piccolo arcipelago di lingua portoghese in mezzo all’Oceano Atlantico con poco più di 500mila abitanti, ha fatto un brusco risveglio. Da anni considerato come uno dei pochi esempi di successo in Africa e, nel 2020, classificato fra i 50 paesi più sicuri al mondo, ha fatto registrare un incremento della propria criminalità pari al 33% rispetto al 2020.

Conseguenze del coronavirus, hanno fatto osservare alcuni benevoli commentatori. Tuttavia, al di là delle diatribe politiche, i dati presentati costituiscono una buona base da cui partire per comprendere meglio questo inaspettato fenomeno.

La buona notizia è che gli omicidi sono diminuiti, per l’esattezza del 19,4%, in particolare nella capitale Praia, che riunisce circa 1/3 dei residenti di Capo Verde. Al contrario, ciò che più preoccupa è rappresentato dai crimini contro la persona (+13,7%), soprattutto la violenza di genere (+26%) e sui minori (+23%).

Tali crimini totalizzano il 43% dei crimini totali nel paese, mentre il restante 57% sarebbe rappresentato da reati contro il patrimonio. Questi ultimi avrebbero fatto registrare un incremento molto significativo, pari al 52,9% rispetto al 2020. I furti, in particolare, sarebbero aumentati di quasi il 50%.

Secondo il sociologo Redy Wilson Lima, esperto di criminalità urbana, ciò che più preoccupa non sta dentro i dati appena ricordati, che pure dicono qualcosa rispetto al fallimento delle politiche securitarie portate avanti dall’attuale governo, come è il progetto di videosorveglianza “Città sicura”.

Piuttosto, il suo lavoro di ricerca sul campo dimostra che, soprattutto in alcuni quartieri particolarmente difficili di Praia, come Lém Cachorro/Moinho, Achada Trás e Tira Chapéu, le bande di giovani emarginati e disoccupati hanno ripreso a sparare in piena via pubblica, come non accadeva da quasi dieci anni.

I circa 50 thugs o più che animano la vita criminale di Praia sembrano quindi avere ripreso il parziale controllo di alcune vie della capitale. Secondo Wilson Lima, ciò sarebbe il risultato della mancanza di una strategia efficace basata su politiche pubbliche inclusive, soprattutto per i giovani dei quartieri “difficili”, oggetto di misure repressive piuttosto che di programmi rivolti a persone da riscattare e reintegrare.

Mancherebbero, infatti, strategie di medio e lungo periodo che, al netto dei finanziamenti sempre condizionati da parte dei donatori, siano in grado di uscire dalla mera ottica securitaria che sembrava avere dato buoni risultati fra il 2016 e il 2020, ma che è naufragata nel 2021 (e probabilmente lo sarà anche nel 2022).

Inoltre, anche il continuo legame fra attività criminali e universo carcerario non è mai stato spezzato, coi giovani dei thugs che, usciti dal carcere, vanno a reinserirsi in quei gruppi criminali da cui, in realtà, mai sono mai usciti.

All’interno del governo i dati del report appena pubblicato sembra abbiano lasciato il segno. Ne è conferma la posizione non del tutto in linea fra primo ministro, José Ulisses de Pina Correia e Silva, e ministra della giustizia, Joana Rosa.

Correia e Silva intende continuare con la linea fino ad ora seguita, potenziando il progetto “Città sicura” e puntando su azioni “immediate” per ridurre i crimini soprattutto urbani, e potenziando mediante la cybersecurity la sicurezza marittima, aeroportuale e il controllo delle frontiere (nel caso di Capo Verde nessuna delle quali terrestre).

La ministra della giustizia, invece, ha espresso maggiori preoccupazioni: in un incontro da lei avuto a Praia, ha chiesto la stretta collaborazione a tutti i parroci di Praia, concentrandosi sul recupero dei reclusi e dei giovani che terminano la pena, la maggioranza dei quali senza prospettive concrete di reinserimento sociale.

Sul fronte delle opposizioni, il Paicv non ha perso occasione per ribadire la necessità di politiche integrate che tolgano i giovani dalla strada, riducano l’abbandono scolastico e accolgano questo segmento della popolazione in associazioni che ne promuovano lo sviluppo umano e sociale.  

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