Undici versioni di una storia collettiva, in questo romanzo tunisino, finalista del prestigioso International Prize for Arabic Fiction. Ogni voce racconta la sua verità rispetto a una notte che ha cambiato la vita di due nobili famiglie, legate tra loro da un matrimonio.
Una notte che scoperchia storie, segreti, debolezze, amori che legano e/o dividono due nuclei che non potrebbero essere più diversi tra loro. La famiglia en-Neifer, conservatrice e patriarcale, e la famiglia ar-Rassa‘, liberale e progressista.
Una notte del dicembre del 1935, la giovane moglie di Mohsen en-Neifer, Zubaida ar-Rassa‘, acculturata e moderna, libera dalle categorie che vorrebbero ingabbiare le donne nella Tunisia degli anni Trenta, viene sospettata di tradimento. Di avere una relazione clandestina con Taher al Haddas, suo precettore da ragazza, intellettuale illuminato, che si batte per i diritti delle donne.
Di questa lunga e movimentata notte, che precipita a causa di una galeotta lettera, nel romanzo della scrittrice e accademica Amira Ghenim abbiamo più varianti, da parte di chi le famiglie le compone, perché ne è parte, in un legame famigliare o di servitù.
Un romanzo corale, che vuole essere omaggio alla figura di quel riformatore che fu Taher al Haddas, autore, nel 1930, di un libro poi messo all’indice, La donna nella sharia e nella società.
L’intellettuale è un protagonista che non narra, ma che viene narrato dalle diverse voci di questa saga famigliare che fa emergere tutte le contraddizioni di un paese che aspira al cambiamento, all’indipendenza e che vede, come spesso accade, la libertà e i diritti delle donne essere il metro non solo della democrazia, ma anche dell’onore famigliare.
Al Haddas è antesignano di una strada che porterà al Codice dello statuto della persona voluto da Habib Bourgiba. Codice che, nel 1957, farà fare alla Tunisia uno scatto di modernità rispetto al resto dei paesi arabi, proprio sui diritti delle donne.
Il romanzo restituisce uno spaccato di vita attraverso la narrazione di contesti sociali e tradizioni tunisine, di modi di dire, di mangiare e di vestire, consuetudini civili e religiose, definiti con termini arabi, grazie a un glossario che chiude il libro e che permette di immergersi totalmente in una descrizione minuziosa dei contesti narrati, così dettagliati che pare di poterli vedere.
In una sorta di scatole cinesi che si incastrano, di puzzle che si ricompongono e si scompongono tanto sono diverse le storie matriosche raccontate da ciascun personaggio, tutte contenenti pezzi di verità soggettive, arriverà chi legge a comprendere qual è la vera versione della notte?
O rimarrà nel dubbio, per l’indecifrabile possibilità di scorgere la verità tra le diverse versioni, tutte arroccate nella convinzione che l’unica e indiscutibile verità dei fatti rimane la propria?