La Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (CEDEAO/ECOWAS) ha annunciato il 24 febbraio la revoca di numerose sanzioni imposte al Niger. Mentre le ha allentate al Mali e alla Guinea dopo che i militari hanno rimosso dal potere i precedenti presidenti. Solo il Burkina Faso, tra i 4 paesi golpisti, non è stato ancora menzionato nei documenti della CEDEAO
«Revoca delle sanzioni economiche, riapertura delle frontiere e del sorvolo aereo immediato», si legge sulla pagina Facebook ufficiale della CEDEAO, riportando la decisione dei capi di stato e di governo dell’organizzazione subregionale.
Vertice straordinario
Sabato mattina ad Abuja, in Nigeria, si è aperto un vertice straordinario dei leader dell’Africa occidentale, con l’obiettivo principale di esaminare la situazione politica e di sicurezza nei paesi dell’area, in particolare del Mali, del Burkina Faso, del Niger e della Guinea governati da regimi militari. I primi tre avevano annunciato che cesseranno formalmente di essere membri della CEDEAO all’inizio del 2025.
Lo scorso novembre i tre paesi hanno istituito l’Alleanza degli stati del Sahel (AES), un patto di sicurezza e difesa progettato per proteggerli dagli interventi militari stranieri.
Nel suo discorso di apertura, l’attuale presidente della Conferenza dei capi di stato e di governo dell’organizzazione e presidente della Nigeria, Bola Tinubu, ha chiesto alla Cedeao di «riconsiderare» il suo attuale approccio alla ricerca dell’ordine costituzionale nei quattro paesi.
In Niger tali sanzioni prevedevano, tra le altre cose, la chiusura delle frontiere terrestri e aeree, nonché la cessazione di tutte le transazioni economiche, compresa la fornitura di energia elettrica.
L’uscita dalla CEDEAO
Protestando contro le misure imposte ai loro paesi, le autorità militari di Mali, Burkina e Niger hanno annunciato il ritiro immediato dei loro paesi dalla CEDEAO. In un comunicato stampa congiunto, pubblicato il 28 gennaio, queste autorità avevano accusato l’organizzazione di agire sotto «l’influenza di potenze straniere» e di essersi allontanata dagli ideali che sono serviti come base per la sua nascita.
I fattori del passo indietro della Cedeao
Due fattori hanno spinto il vertice dell’organizzazione subregionale a essere più accomodante con i paesi golpisti. In primo luogo, se ci fossero violente reazioni popolari alla morsa delle sanzioni, le giunte prenderebbero come scusa il sabotaggio straniero, mobilitando l’opinione pubblica in nome del patriottismo sovranista. In altre parole, l’uscita dalla CEDEAO non avrebbe comportato alcun costo politico immediato. Ciò potrebbe semplicemente far guadagnare loro il tempo di cui hanno bisogno per consolidare ulteriormente la presa sul potere.
In secondo luogo, la CEDEAO farà fatica a isolare economicamente i tre paesi. Benin e Togo, che traggono vantaggio dalle attività logistiche come paesi di transito, probabilmente guarderanno dall’altra parte rispetto alle sanzioni mentre il commercio continua con i loro vicini del nord senza sbocco sul mare. E’ significativo, infatti, che i loro presidenti siano stati i leader della CEDEAO più concilianti nei confronti delle giunte.
Anche la Costa d’Avorio e il Senegal farebbero fatica a tagliare fuori il Burkina Faso e il Mali, nonostante la loro posizione ufficiale sia dura nei confronti delle giunte militari. Almeno per ora, i paesi rimangono parte dell’Unione monetaria ed economica dell’Africa occidentale (UEMOA) e utilizzano ancora la valuta comune del blocco, il franco CFA.