Il parco Manovo-Gounda St. Floris nel mirino di African Parks
Ambiente Pace e Diritti Rep. Centrafricana
Da giugno l’americana Wildlife Conservation Society non riesce più a garantire la protezione della vasta oasi naturalistica, patrimonio UNESCO in pericolo
Centrafrica: il parco Manovo-Gounda St. Floris nel mirino di African Parks
La riserva naturale situata in Repubblica Centrafricana è finita nelle mire della controversa ong sudafricana nel cui consiglio di amministrazione siede il principe Harry. In Congo è stata accusata di metodi violenti contro delle comunità locali
10 Settembre 2024
Articolo di Rocco Bellantone
Tempo di lettura 4 minuti

La ong sudafricana African Parks ha messo nel mirino la gestione del Parco nazionale Manovo-Gounda St. Floris, situato in Repubblica Centrafricana nelle prefetture settentrionali di Bamingui-Bangoran e Vakaga, dal 1988 patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO.

La storia del Manovo-Gounda St. Floris è particolarmente travagliata. La sua vastissima superficie (17.400 chilometri quadrati) da decenni è attraversata da bracconieri e trafficanti, nonché da pastori nomadi che arrivano qui dai vicini Sudan e Ciad guidando nei mesi invernali la transumanza di 30-40mila capi bovini.

Nel 1997, dopo l’uccisione di quattro membri dello staff che vigilava sulla conservazione di flora e fauna, il parco è stato inserito nell’elenco dei patrimoni dell’umanità in pericolo. La situazione è peggiorata dal 2012, anno in cui la Repubblica Centrafricana è finita risucchiata in una nuova guerra civile.

Da allora la sopravvivenza delle tante specie animali presenti nel parco (tra queste, elefanti, leoni, ippopotami e le ultime giraffe in circolazione in tutta l’Africa Centrale) è ancora più a rischio. Oggi ne sono rimasti in vita circa il 20%: catturati e uccisi dai bracconieri, oppure privati di cibo e acqua dalle mandrie che periodicamente invadono il loro spazio vitale. 

L’arrivo di Wildlife Conservation Society

Nel 2018 il governo di Bangui ha affidato la gestione del Manovo-Gounda St. Floris e di altri parchi nazionali all’americana Wildlife Conservation Society (WCS).

La fondazione ha puntato sulla formazione di un gruppo di membri delle comunità locali a cui ha affidato il compito di dialogare con i pastori e far sì che muovessero le loro mandrie lungo corridoi individuati all’esterno del parco, evitando così di danneggiare la vegetazione e di mettere in competizione i loro animali con gli animali della riserva.

Nell’aprile del 2023 sono stati questi “guardiani” del parco a indicare a decine di pastori sudanesi, in fuga dalla guerra civile, delle aree sicure all’esterno del parco in cui trovare un riparo per il loro bestiame.

Nonostante i risultati ottenuti nel parco Manovo-Gounda St. Floris, anche per WCS col tempo le cose sono andate però peggiorando. Da mesi sono a rischio le entrate economiche garantite per anni dal principale finanziatore della fondazione, ovvero l’Unione Europea, che sta valutando la possibilità di affidare ad altri soggetti la gestione del parco.

Per WCS la situazione è degenerata nel giugno scorso quando, all’inizio del mese, un gruppo di residenti della città di Bamingui ha attaccato gli alloggi dei suoi dipendenti in segno di protesta per le promesse di sviluppo non mantenute dalla fondazione.

Dall’episodio le attività di WCS si sono fermate e a nulla è valso l’arrivo sul posto, nel tentativo di mediare tra le parti, del ministro dell’Agricoltura e dello Sviluppo rurale Guismala Hamza e di quello degli Interni Michel Nicaise Nassin.

Si fa avanti African Parks

Fiutando il momento di difficoltà attraversato da WCS, African Parks negli ultimi mesi ha iniziato a fare pressione sulle autorità locali per ottenere la gestione del parco.

Lo conferma una ricostruzione di Africa Intelligence secondo cui la ong sudafricana, che in Repubblica Centrafricana dal 2014 gestisce già la riserva naturale Chinko (55mila chilometri quadrati di superficie tra le prefetture di Haute-Kotto, Mbomou e Haut-Mbomou nella CAR orientale), ha organizzato a fine luglio in un resort a Boali, a 100 chilometri da Bangui, un meeting in cui ha accolto una serie di funzionari del governo centrale.

La ong, che a differenza di altre realtà punta sulla gestione militarizzata dei parchi e delle riserve sotto il suo controllo, da tempo viene criticata per i suoi metodi violenti.

Tra le ultime accuse mosse nei suoi confronti, qualche mese fa, c’è stata quella di Survival International, movimento mondiale che si occupa dei diritti dei popoli indigeni che ha denunciato violenze e abusi commessi dai guardiaparchi armati di African Parks contro la popolazione baka a cui sono state sottratte le terre nel parco Odzala-Kokoua, nella Repubblica del Congo.

Accuse pesanti che hanno spinto sotto i riflettori dei media anche il principe Harry, che della ong è il più grande sponsor, essendone stato per anni presidente e mantenendo oggi una poltrona nel suo consiglio di amministrazione.

Mettendo le mani sul parco Manovo-Gounda St. Floris, African Parks potrebbe replicare il modello già attuato, sempre in Repubblica Centrafricana, nella riserva Chinko, dove a fine 2023 ha ottenuto la certificazione per iniziare a generare e vendere i controversi crediti di carbonio attraverso la realizzazione di progetti di sviluppo.

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