L’Assemblea nazionale centrafricana ha votato per acclamazione, venerdì scorso, la legge che abolisce la pena di morte. La legge dovrà essere promulgata dal presidente della Repubblica, Faustin Archange Touadéra. Nella Repubblica Centrafricana l’ultima esecuzione di una condanna a morte risale al 1981, quando furono fucilate sei persone condannate a morte per omicidio.
Nel periodo intercorso, il sistema giudiziario non ha più richiesto la pena di morte contro un condannato, anche se la possibilità di eseguirla è rimasta. Ma non sarà più così.
È improbabile che la misura, per lo più simbolica, cambi radicalmente la situazione della sicurezza nel paese, afflitto da violenze e combattimenti tra gruppi di ribelli e l’esercito nazionale, sostenuto da mercenari russi della compagnia Wagner. Ma i difensori dei diritti umani sostengono che l’abolizione della pena di morte sia un segnale positivo.
Un commento in questo senso è stato rilasciato dalla Comunità di Sant’Egidio che ricorda in un comunicato come in occasione dell’incontro internazionale di Preghiera per la Pace, tenutosi a Madrid nel settembre 2019, il presidente centrafricano Touadéra parlò del processo abolizionista come «segno di pacificazione» e, al tempo stesso, «segno di un paese che entra in una nuova fase storica».
La Repubblica Centrafricana si unisce all’elenco dei paesi africani che negli ultimi anni hanno abolito la pena di morte, dopo la Guinea nel 2016, il Ciad nel 2020 e la Sierra Leone nel 2021.
Martedì 24 maggio, il presidente dello Zambia Hakainde Hichilema ha annunciato di aver chiesto al Parlamento di prendere in considerazione l’eliminazione della pena di morte dalle leggi del paese.
Proposte legislative in tal senso sono state avanzate anche in Ghana.
Nel 2021, in più di due terzi dei paesi del mondo, la pena di morte è stata abolita per legge o nella prassi.
Alla fine dell’anno scorso, Amnesty International ha registrato almeno 2.052 condanne a morte in 56 paesi, il 39% in più rispetto al 2020, quando ne ha registrate 1.477 in 54 paesi.