Finora tutte le cerimonie di canonizzazione sulla piazza san Pietro a Roma erano state rimandate sine die per via della pandemia di coronavirus: troppo alto il rischio di contagi tra i fedeli per le folle che solitamente, in occasione di questi riti, riempiono la piazza.
Il 3 maggio scorso, papa Francesco aveva firmato il decreto per la santità di alcuni beati, tra cui Charles de Foucauld, senza però fissare alcuna data per la cerimonia. Si aspettava di capire l’evoluzione del virus.
Ed ecco la data fissata: 15 maggio 2022. Charles, prete francese, desiderava essere per ogni persona il “fratello universale” e impiantò, fino al giorno del suo assassinio, il 1° dicembre 1916, i semi del Verbo divino nel cuore del Sahara.
Al termine dell’enciclica Fratelli tutti, firmata ad Assisi il 3 ottobre 2020, papa Francesco scrive: «In questo spazio di riflessione sulla fraternità universale, mi sono sentito motivato specialmente da San Francesco d’Assisi, e anche da altri fratelli che non sono cattolici: Martin Luther King, Desmond Tutu, il mahatma Gandhi e molti altri. Ma voglio concludere ricordando un’altra persona di profonda fede, la quale, a partire dalla sua intensa esperienza di Dio, ha compiuto un cammino di trasformazione fino a sentirsi fratello di tutti. Mi riferisco al Beato Charles de Foucauld.
Egli andò orientando il suo ideale di una dedizione totale a Dio verso un’identificazione con gli ultimi, abbandonati nel profondo del deserto africano. In quel contesto esprimeva la sua aspirazione a sentire qualunque essere umano come un fratello, e chiedeva a un amico: “Pregate Iddio affinché io sia davvero il fratello di tutte le anime di questo paese”. Voleva essere, in definitiva, “il fratello universale”. Ma solo identificandosi con gli ultimi arrivò a essere fratello di tutti. Che Dio ispiri questo ideale in ognuno di noi. Amen» (Ft 286-287).
Charles de Foucauld dunque grande e profondo ispiratore, con il Poverello di Assisi, dell’enciclica di Francesco sulla fraternità e l’amicizia sociale. Perché frère Charles ha raccolto e attualizzato con i suoi “piccoli gesti” l’eredità e il sogno di Francesco d’Assisi, e oggi sintetizza e incarna il contenuto evangelico che il Papa espone, e ci interpella in modo concreto là dove è in atto la più grande sfida del nostro tempo. Madeleine Delbrêl diceva di Charles che «è, da solo, la coincidenza di molti opposti… e ci appare radicato nel crocicchio della carità…. Egli fa coincidere i due estremi dell’amore: il prossimo immediato e il mondo intero».
Due sono gli aspetti della spiritualità di de Foucald che attraversano Fratelli tutti: il desiderio di abbandonarsi nelle mani di Dio e, quindi, la predilezione per i più abbandonati; la preghiera e la conversazione con Dio e, dunque, il dialogo con le persone, perché senza una conversazione priva di altri fini, non ci può essere quell’amicizia che genera e rigenera la fraternità.
Perché, in fondo, solo ciò che è più intimo può trasformarsi in qualcosa di veramente universale; e soltanto ciò che è più universale può essere interiorizzato radicalmente. Questa tensione tra interiorità e universalità è anche quella che costruisce la migliore politica e permette quel dialogo, che rimane tanto difficile, tra gli aspetti migliori di ogni religione.