La transizione iniziata un mese fa in Ciad, che dovrebbe culminare tra due anni con le elezioni presidenziali e legislative, sta registrando un soprassalto i cui contorni non sono ancora ben definiti.
Secondo fonti di Radio France Internationale, in questi giorni i servizi segreti militari avrebbero arrestato tra 4 e 10 militari di un corpo d’élite dell’esercito ciadiano, il Pan Sahel Initiative, specializzato in azioni antiterrorismo. Finora né il ministro della difesa né il portavoce del governo si sono espressi sulle accuse mosse a questi militari.
Alcuni media ciadiani evocano l’ipotesi di «un complotto» e girano anche voci di un colpo di stato. Tra gli arrestati ci sarebbe un colonnello, alcuni ufficiali subalterni e soldati semplici.
E anche un civile. Si tratta di Baradine Berdei, un attivista impegnato sul fronte dei diritti umani che è sempre stato critico verso il regime ciadiano. È stato prelevato a casa e portato nella sede dei servizi di sicurezza a N’Djamena.
A gestire la transizione è Mahamat Idriss Déby Itno, il figlio di Idriss Déby, ucciso in uno scontro con i ribelli nel nord del paese nell’aprile del 2021. Déby Itno, che è a capo di un Consiglio militare di transizione composto da 15 generali, ha sempre sbandierato che la transizione è il frutto di un dialogo nazionale inclusivo e sovrano. E invece al dialogo non hanno partecipato né gran parte dell’opposizione politica né la società civile né alcuni gruppi armati.
Non a caso le opposizioni hanno definito l’intera operazione una «successione dinastica».