Il Ciad ha dichiarato lo stato di emergenza alimentare a causa del «deterioramento costante della situazione nutrizionale» determinato dal conflitto in Ucraìna. Così recita il decreto firmato da Mahamat Idriss Déby Itno, il capo della giunta militare al potere da oltre un anno in seguito alla morte – in circostanze ancora da chiarire – del generale-presidente Idriss Déby, al potere dal 1991 e padre di Déby Itno.
Secondo dati forniti dalle Nazioni Unite, già nel 2021 erano 5,5 milioni i ciadiani (più di due terzi della popolazione) ad aver bisogno di aiuto umanitario d’urgenza. Ora il quadro si è ulteriormente aggravato perché la Russia, dopo l’aggressione all’Ucraìna, iniziata il 24 febbraio, sta bloccando l’esportazione di cereali; e la stessa Russia non ne può esportare in quanto sotto sanzioni. E ciò ha determinato una forte crescita del prezzo dei cereali, considerato che Ucraìna e Russia assicuravano il 30% delle esportazioni cerealicole mondiali.
Per questo, il governo del paese del Sahel rivolge un «appello a tutti gli attori nazionali e ai partner internazionali perché vengano in aiuto alla popolazione». Anche il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha rimarcato che la guerra «alimenta una crisi mondiale tridimensionale – alimentare, energetica e finanziaria – che si abbatte sui popoli, i paesi e le economia più vulnerabili».
Da ricordare che la giunta al potere in Ciad ha dissolto parlamento e governo, e abrogato la Costituzione. Inoltre ha promesso più riprese di voler condurre il paese al voto, ma non prima di aver avviato un “dialogo nazionale” che ad oggi sta arrancando.