Il dialogo nazionale inclusivo e sovrano, iniziato il 20 agosto e terminato sabato scorso, ha partorito ciò che era inevitabile: la seconda fase della transizione che dovrebbe portare, nel corso di due anni, alle elezioni presidenziali e legislative. Un risultato che però risulta opaco perché non hanno partecipato al dialogo né gran parte dell’opposizione politica né la società civile né alcuni gruppi armati.
Ieri Mahamat Idriss Déby Itno – il figlio di Idriss Déby, ucciso in uno scontro con i ribelli nel nord del paese nell’aprile del 2021 – è stato investito della carica di presidente della transizione nel corso di una cerimonia alla quale hanno partecipato il presidente della Nigeria, Muhammadu Buhari, ministri di Niger, Repubblica Centrafricana e Rd Congo, oltre alcuni ambasciatori di Francia e Unione europea.
Dunque Mahamat Idriss Déby, 38 anni, che dalla morte del padre già aveva guidato il Consiglio militare di transizione (Cmt, composto da 15 generali), sarà alla testa del paese fino al voto l’ottobre del 2024. Questa volta pilotando un governo di unità nazionale che, è stato annunciato, sarà varato nei prossimi giorni.
Le opposizioni hanno definito l’intera operazione una «successione dinastica». Definizione appropriata, se si considera che alla fine del percorso Mahamat Idriss Déby potrà presentarsi candidato alla presidenza del Ciad. Il padre ha governato il paese saheliano per trent’anni, il figlio sta percorrendo lo stesso alveo…