Si aprono oggi a Nairobi la Settimana e il Summit sui cambiamenti climatici in Africa. Appuntamenti in cui i governi, le organizzazioni della società civile, le forze economiche del continente cercheranno di trovare posizioni comuni da presentare alla conferenza generale dell’Onu sul clima, COP 28, che si terrà all’inizio del prossimo dicembre a Dubai, negli Emirati arabi uniti. Gli incontri si svolgeranno al The Kenyatta International Convention Centre (KICC), il più importante centro congressi del paese.
In una città il cui centro (conosciuto come Central Business District, CBD) è stato blindato per questioni di sicurezza, si aspettano una ventina di capi di stato dei paesi del continente e almeno 30mila partecipanti.
Si prevede anche la presenza del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, del presidente delle Isole Comore, Azali Assoumani – che presiede in questo momento l’Unione africana – oltre a innumerevoli rappresentanti e delegazioni di alto livello di altri paesi e di istituzioni internazionali, quali le agenzie dell’Onu che si occupano di sviluppo (UNDP) e di ambiente (UNEP), e il segretariato incaricato di seguire la convezione sul cambiamenti del clima (United Nations Framework Convention on Climate Change, UNFCCC), co-organizzatori degli eventi.
Le iniziative di Ruto
Il presidente del Kenya, William Ruto, che aprirà la sessione inaugurale come capo di stato del paese ospitante, si presenta all’appuntamento dopo aver emendato la legge (Climate Change Act, 2016) finora in vigore per renderla più efficace nel combattere le cause e gli effetti dei cambiamenti del clima (Daily Nation, 2 settembre 2023).
Ieri è arrivato alla guida di un’auto elettrica alla cerimonia di chiusura dell’Assemblea dei giovani africani sul clima (African Youth Climate Assembly, AYCA), che si è svolta dal 1 al 3 settembre al KICC, a sottolineare la sua connessione con le conferenze che si aprono oggi.
L’oratore bambino
Al summit è previsto anche il discorso di un ragazzino di 10 anni, Nigel Waweru, il cui sogno e diventare ambientalista sulle orme del suo modello, Wangari Matai, premio Nobel per la Pace per la sua azione in difesa delle foreste. Nigel è stato premiato in maggio per la creatività nel riciclaggio della plastica. Per questo Soipan Tuya, ministro dell’ambiente, dei cambiamenti climatici e delle foreste nel governo kenyano, lo ha nominato suo giovane ambasciatore, ruolo in cui parlerà ai leader del continente. Nigel ha osservato: «Questa è un’opportunità rara e spero che il mio messaggio sia sufficiente a convincere il mondo a cambiare in meglio».
I giovani voglio essere coinvolti
I giovani africani – che da tempo provano, invano, a far sentire la loro voce anche nell’assemblea che si è svolta la scorsa settimana – hanno chiesto di essere coinvolti non solo in modo formale e rituale, ma di essere integrati e ascoltati anche durante il processo decisionale, da cui ora sono sistematicamente esclusi. Lo ha sottolineato la coordinatrice dell’assemblea, Elisabeth Wathuti, giovane attivista kenyana fondatrice della Green Generation Initiative.
Le aree tematiche
La dichiarazione finale, fortemente unitaria, ha toccato sei aree tematiche: la finanza per il clima, l’adattamento, l’uso sostenibile del territorio e l’economia blu (riguardante cioè le risorse marine), le risorse di energia rinnovabile, l’attenzione per il capitale della natura. Ha inoltre sottolineato che l’Africa ha la popolazione più giovane del pianeta e dunque più di altri erediterà i drammatici effetti del cambiamento del clima. La gravità della crisi climatica, che rende il loro futuro precario, è stato un collante per l’unità dei giovani africani, ha aggiunto Elisabeth Wathuti.
La sfida africana
Sapranno fare lo stesso i leader del continente? Sapranno raccogliere nella Dichiarazione di Nairobi, documento finale dei lavori iniziati oggi, posizioni condivise e coerenti per affrontare una sfida globale e complessa come quella del cambiamento del clima?
Se lo chiede, in prima pagina il Daily Nation di oggi, 4 settembre, elencando alcuni fatti che ormai hanno un evidente impatto su tutti noi: «Dall’aumento delle temperature a eventi climatici estremi, la nostra Terra non è più sicura, e lo è anche meno per gli abitanti del Sud globale. I leader africani e mondiali che si riuniscono a Nairobi questa settimana sapranno trovare soluzioni adeguate per queste e altre crisi che avanzano? Si accorgeranno che non c’è più tempo da perdere? Il titolo a caratteri cubitali, Clima: la cupa realtà, esprime tutta la preoccupazione che dovrebbe convincerli a guardare al futuro e a decidere avendo un orizzonte temporale ben più ampio di quello rappresentato dalle lobby che li sostengono e dal gradimento dei propri elettori, clima politico e arco temporale in cui, troppo spesso, si sono mossi fino ad ora.