Colonialismi: le caravelle di Colombo via dallo stemma di Trinidad e Tobago
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Il paese insulare dei Caraibi ha deciso di sostituirle con lo strumento musicale nazionale
Colonialismi: le caravelle di Colombo via dallo stemma di Trinidad e Tobago
L'iniziativa si iscrive in un più ampio processo di ridiscussione del passato coloniale
22 Agosto 2024
Articolo di Redazione
Tempo di lettura 3 minuti
La sede del parlamento di Trinidad e Tobago. Foto da Wikimedia Commons

Il primo ministro di Trinidad e Tobago e leader del partito People’s National Movement, Keith Rowley ha annunciato che dallo stemma nazionale sarà eliminata la rappresentazione delle tre navi in cui Cristoforo Colombo arrivò alle coste del continente americano nel 1492. Al loro posto, uno strumento musicale tradizionale del paese caraibico. 

«Vedete le tre navi di Colombo nello stemma – ha sollecitato il premier – ? Se ne andranno! E lo faremo perché abbiamo abbastanza voti in Parlamento per poter farlo». Rowley ha espresso la speranza che il nuovo stemma venga rivelato prima del 24 settembre, giorno della festa della Repubblica nel paese caraibico, mentre i presenti hanno accolto la decisione con grandi applausi.

L’immagine della Niña, la Pinta e la Santa María, questo il nome delle storiche caravelle con cui viaggiarono gli uomini di Colombo, che sulle coste di Trinidad giunse nel 1498, è parte dello stemma dal 1962, anno in cui il paese ottenne l’indipendenza dal Regno Unito.

Adesso nel posto suo apparirà rappresentazione dello steelpan, ufficialmente riconosciuto come strumento musicale nazionale di Trinidad e Tobago. L’oggetto in questione è uno strumento a percussione ottenuto da vecchi materiali metallici e caratterizzato da una superficie con alcune cavità.

Il suono prodotto dallo steelpan cambia a seconda dell’ondulazione metallica percossa. Lo strumento sarà accompagnato dai due simboli che già campeggiano sul vessillo oltre alle navi prossime alla sostituzione: colibrì, una palma e un ibis scarlatto, l’uccello nazionale del paese.

L’attuale stemma di Trinidad e Tobago

Se l’iniziativa annunciata dal governo ha ottenuto molti elogi, non sono mancate delle voci critiche.

L’ex governatore della Banca centrale e ministro Winston Dookeran, ascoltato dal quotidiano locale Newsday, ha invitato il governo a non reintepretare la storia del paese, anche perchè, ha spiegato «ogni tentativo di cambiare la storia del paese è irto di pericoli. Coloro che lo faranno, un giorno – ha aggiunto come monito -, scopriranno che la anche la loro di storia verrà reinterpretata».

Per Rowley, modificare lo stemma nazionale è da intendersi come un prima passo lungo «la giusta strada della rimozione delle vestigia coloniali che ancora abbiamo nel nostro ordinamento».

Il prossimo momento previsto in questa direzione è un’udienza pubblica, già in programma  il 28 agosto. L’iniziativa è stata convocata per decidere se rimuovere  statue, monumenti e segnaletica dell’arcipelago legati alla storia coloniale. 

Un terzo della popolazione è afrodiscendente 
Il provvedimento preso dal governo Rowley si iscrive in un più ampio processo di ridiscussione del passato coloniale che ha spinto Trinidad e altri 13 paesi della Comunità Caraibica (Caricom) a chiedere ufficialmente riparazioni economiche al governo britannico per il periodo coloniale e la schiavitù.

Stando ai dati del censimento del 2011, la popolazione di Trinidad è composta per più di un terzo da persone con discendenze africana, in larga parte eredi degli schiavi che vennero deportati qui durante i secoli della tratta.

Un altro terzo della popolazione è composto da cittadini di origini indiane, giunti per lo più come manodopera dei coloni britannici nel 19esimo secolo. A oggi, questo gruppo umano è il più numeroso sull’isola.

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