Si è chiuso la sera del 28 agosto al Cairo, in Egitto, il primo round di negoziati, in corso a fasi alterne ormai da anni, sul controllo delle acque del fiume Nilo dopo l’entrata in funzione della Grande diga della rinascita etiopica (GERD), costruita da Addis Abeba sul Nilo Azzurro, a una decina di chilometri dal confine sudanese.
Dopo due giorni di incontri, le delegazioni di Etiopia, Egitto e Sudan hanno deciso che il prossimo round si svolgerà nella seconda metà di settembre ad Addis Abeba.
Egitto e Sudan puntano a raggiungere un accordo giuridicamente vincolante che dia loro controllo e voce in capitolo sul modo in cui la diga verrà gestita e riempita.
Gli stati a valle sono preoccupati per l’effetto che la GERD avrà sulle loro riserve idriche, poiché entrambi dipendono fortemente dal Nilo.
Il Cairo in particolare, visto che circa il 90% dell’acqua egiziana proviene dal Nilo e l’85% di questa arriva dall’affluente Nilo Azzurro. Timori accresciuti dagli effetti del cambiamento climatico e dal rischio di prolungati periodi di siccità.
Le tensioni fra i tre paesi risalgono già al 2011, anno in cui fu posta la prima pietra del colossale sbarramento, necessario, secondo Addis Abeba, per la produzione di energia elettrica e lo sviluppo economico e sociale della nazione.
La ripresa dei negoziati è seguita ad un incontro, il 13 luglio scorso, tra il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi e il primo ministro etiopico Abiy Ahmed, che si sono impegnati a raggiungere un accordo entro quattro mesi.
Nonostante le concilianti dichiarazioni e gli sforzi di dialogo però, le controversie non sembrano appianate.
Al termine della riunione al Cairo, il portavoce del ministero egiziano delle risorse idriche e dell’irrigazione, Mohamed Ghanem, ha dichiarato che il mancato accordo con Addis Abeba sulla controversa diga sul Nilo è dovuto alla mancanza di un “cambiamento tangibile nelle posizioni etiopi”.
“Stiamo continuando a negoziare con proposte che rispettano i diritti e gli interessi di ciascun paese, e la base per i negoziati è la posizione dell’Etiopia riguardo al riempimento della GERD in tempi di siccità e siccità prolungata e non solo legata al quarto riempimento della diga”, ha aggiunto.
Il riferimento è ai tre precedenti riempimenti del gigantesco bacino, l’ultimo avvenuto nell’agosto 2022, effettuati da Addis Abeba unilateralmente, senza consultazioni con i paesi a valle.
Si ritiene che il totale dell’acqua immagazzinata nel serbatoio sia ora di 17 miliardi di metri cubi, a fronte di una capacità complessiva prevista di 74 miliardi di metri cubi. Un quarto riempimento, previsto il mese scorso, è stato posticipato proprio per non inasprire i rapporti in vista dei colloqui.
Due questioni chiave riguardano quanta acqua l’Etiopia rilascerà a valle nel caso in cui si verificasse una siccità pluriennale e su come i tre paesi risolveranno eventuali future controversie.
Ma finora Addis Abeba ha rifiutato un arbitrato vincolante.
A gettare però una nuova luce di ottimismo sulla possibilità che Egitto – che rappresenta anche gli interessi del Sudan, politicamente in difficoltà dopo lo scoppio della guerra civile – ed Etiopia raggiungano finalmente un accordo, è la recente ammissione dei due paesi nel gruppo dei BRICS.
Una svolta che necessariamente li porterà a rinvigorire le relazioni e il dialogo, visto che, insieme al Sudafrica, sono gli unici paesi in rappresentanza del continente.